Pochi giorni fa, il 19 ottobre, 21 persone sono state uccise e altre 40 sono rimaste ferite in un attacco nella mensa del Politecnico di Kerch, in Crimea, per mano di uno studente, che ha preferito suicidarsi per evitare di essere arrestato.
L’omicida, che era riuscito ad ottenere, con fin troppa facilità, il porto d’armi da caccia da pochi giorni, è riuscito a penetrare nell’istituto senza destare il benché minimo sospetto, per poi iniziare a sparare all’impazzata, provocando l’ennesima e insensata strage nella quale sono state persone che non avevano alcuna colpa diretta nei suoi confronti.
Di nuovo, degli innocenti hanno perso la vita a causa della facilissima fruizione delle armi in un paese dove le leggi sul loro possesso sono blande e prive di appigli per impedire a soggetti pericolosi o potenzialmente considerabili una minaccia di poterle possedere a fini pericolosi.
Fin tristemente nota e famosa è la situazione attuale negli Stati Uniti, dover le stragi avvenute nelle scuole e nei licei stanno diventando non solo la norma, ma anche la regola, a causa della volontà del suo popolo di voler continuare a poter fruire di armi da fuoco a scopo difensivo, senza comprendere che solo mettendo dei limiti alla loro diffusione e controllando non solo la fedina penale, ma anche il profilo psicologico di chi le acquista (posto che siano entrambe, o una delle due disponibili) si riuscirebbe ad evitare bagni di sangue innocente.
Ora che si discute da mesi di introdurre la legittima difesa nel nostro paese, dobbiamo domandarci se non rischiamo di ritrovarci in situazioni di questo genere, se non addirittura peggiori, sotto tutti i punti di vista?
Abbiamo la saggezza di comprendere quando una pistola o un fucile vanno realmente usati a scopo difensivo?
Meglio fermarsi, prima di intraprendere una strada senza uscita.