Due volte campione della Coppa Davis, 6 titoli Slam, oro olimpico nel 1992 a Bercellona, ma soprattutto è stato il più giovane vincitore della storia di Wimbledon (a 17 anni) con un  gioco nuovo e prorompente, tanto da guadagnare in un attimo il soprannome “Boom Boom”.

Questo era Boris Becker, i cui trofei ed oggetti personali sono stati messi all’asta dopo la triste decisione ordinata in Inghilterra dai tecnici della procedura fallimentare a suo carico. In un’intervista al quotidiano tedesco Bild, l’ex campione tedesco ha dichiarato: “La prossima settimana i miei avvocati faranno richiesta di un ordine restrittivo per fermare quest’asta: sono legato emotivamente ai trofei, e la vendita mi creerebbe un grande dolore”.

Boris Becker nel 1994
Boris Becker nel 1994

Nella lista degli 81 oggetti che potrebbero finire all’incanto: racchette, orologi, scarpe da tennis ed altro, utilizzati nei tornei ed anche una replica della coppa di Wimbledon. Si tratta di una vendita che secondo alcune stime potrebbe fruttare circa 100mila euro. “Nulla rispetto alla somma richiesta”, ammette Becker, il cui debito è di 61 milioni, tra i quali, quello vantato dall’industria nigeriana di olio e gas, che ammonterebbe a più di 8 milioni. Una goccia nel mare, se non si trattasse dell’ultimo investimento sfortunato che ha prosciugato il suo patrimonio da 145 milioni di euro.

La sventura ebbe inizio col divorzio dalla prima moglie, Barbara Feltus (2001), a seguito di una sua relazione con la modella russa Angela Ermakova, dalla quale ha avuto un figlio nel bagno di un ristorante.

Il divorzio a Boris è costato ben 21 milioni di euro, oltre al riconoscimento a Barbara di vivere nella villa acquistata a Miami e l’affidamento dei 2 figli; più un altro milione per comprare una casa a Londra. Già nel 2002 Becker divenne noto quale evasore per un milione e 700 mila euro che doveva al fisco: infatti aveva preso la residenza a Monte Carlo mentre viveva in maniera permanente in Germania. La vicenda ebbe molto eco, e l’ex tennista rischiò addirittura la prigione, ma alla fine se la cavò con una salata sanzione. “Per questo problema con le tasse, non ho potuto dormire serenamente da quando ho cercato casa per la prima volta nel ’96”, disse a quel tempo ai giudici. “E dunque ecco perché non ho vinto nemmeno un torneo”. Nessuna ulteriore vittoria in campo, ma sfortunatamente neanche in ambito finanziario, dove la situazione ha continuato a peggiorare come nel caso del progetto ‘Boom Boom’: un sito di sport, business del cibo biologico, ed un edificio a Dubai da 23 piani denominato Boris Becker Business Tower.

Ma le sventure per l’atleta non erano ancora finite: nel 2012 il tribunale spagnolo gli tolse la villa che aveva a Maiorca (occupata abusivamente da un santone che si fa chiamare «Jesus») visti i grossi debiti con gli acquirenti; chiaramente parliamo di una “signora” villa con piscina, campi da tennis e basket.

La drammatica situazione finanziaria di Boris si è conclusa il 21 giugno del 2017 con la dichiarazione di bancarotta e ben 14 creditori diversi da ripagare.

Il campione che ha fatto sognare tanti appassionati di tennis e a cui le radio tedesche in quei giorni del lontano 1989 dedicavano la canzone: “Boom-Boom Boris (The All Wimbledon Boy)” dovrà sicuramente scendere di nuovo in campo, per giocare l’ultima e più importante partita, quella che gli permetterà di onorare i propri debiti, così da essere ricordato come un grande campione e non… +-come un grande evasore!

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Dott.ssa Assunta Mango, laureata in economia all’Università Federico II, giornalista, scrittrice, ricercatrice e mobility manager, addetta alla selezione e valutazione del personale nonché progettista presso il Comune di Napoli. Ha pubblicato: “Napoli Esoterica: I tre Decumani“, "Tempo e Tradizioni: I mestieri nel Presepe Napoletano", "Storie e leggende tra i due laghi“, "Mirate al cuore", "Io, sono Giuditta". Regista e sceneggiatrice di commedie teatrali e socia fondatrice dell’Associazione “Oltre i Resti“.