Da diversi mesi, l’Amazzonia si trova ad affrontare una delle peggiori crisi ambientali in quanto, il processo di deforestazione sta aumentando a ritmi sconvolgenti, senza precedenti, con le mafie e gli accaparratori di terra che stanno approfittando dell’emergenza sanitaria per poter bruciare la giungla senza freni e restrizioni.
A causa di tutto ciò, uno degli ambienti più ricchi di biodiversità al mondo, e che vanta un patrimonio forestale eccezionale di quasi 60 milioni di ettari, si ritrova con un picco di disboscamento di circa 220.000 ettari, senza che si riesca a ridurre il fenomeno.
Diversi dati raccolti, inoltre, sembrano indicare che la distruzione durante i primi quattro mesi del 2020 potrebbe superare quella dell’intero 2019, anche per via della costruzione di una serie di strade a un ritmo vertiginoso, arterie sia legali che, in diverse aree dell’Amazzonia, raggiungono gli oltre 280 chilometri.
Tra non molto, dovrebbe essere dichiarata un’emergenza ecologica e climatica per contrastare il propagarsi della minaccia ambientale; in particolare, gli incendi di boschi e foreste, che nel 2019 erano 4.691, al momento sono arrivati a 12.958 nei soli cinque mesi di quest’anno.
Se non viene creato un registro nazionale sulle aree disboscate e bruciate, per prevenire il loro sfruttamento agricolo, zootecnico e commerciale, si rischia di dire addio al polmone verde che dà vita al genere umano.