Sono nata il ventuno a primavera
Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascere folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta.
Così Proserpina lieve
vede piovere sulle erbe,
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.
(da “Vuoto d’amore”)
Oggi nasceva la più grande poetessa italiana a cui il nostro paese deve molto sia per la sua vita difficile e sia per i riconoscimenti tardi nei suoi confronti.
Alda Giuseppina Angela Merini, nota semplicemente come Alda Merini che nacque a Milano il 21 marzo del 1931. Figlia di un conte comasco diseredato per aver sposato una contadina, crebbe con un padre colto, affettuoso, dolce mentre la madre fu molto severa pragmatica, distante ed altera, che tentava invano di proibirle di leggere i libri della biblioteca paterna in quanto vedeva per lei un futuro esclusivamente di moglie e madre. Inoltre, quando la piccola Alda ebbe una crisi mistica e incominciò a portare il cilicio, partecipando continuamente alle messe presso la vicina basilica di San Vincenzo in Prato perché pensava di farsi monaca, la madre scambia il suo malessere interiore per esteriore ed incomincia a rimpinzarla di vitamine e la ritirò da scuola.
Ma la piccola e futura poetessa contestava andando mendicando vestita di stracci, come se fosse di famiglia povera, per giunta dicendo di essere orfana; ovviamente la punizione furono le percosse.
Nel 1943, dopo un coprifuoco trascorso nel rifugio antiaereo, la famiglia trovò la casa distrutta da un bomba, dopo vicissitudini si trasferirono a Milano. In questi anni si dedicò all’altra sua passione, ovvero suonare il pianoforte.
Esordì come autrice giovanissima, a 15 anni, grazie alla sua insegnate delle medie che la mise in contatto con Giacinto Spagnoletti, il quale divenne la sua guida, valorizzandone il talento. Tornata a casa con una recensione di una sua poesia scritta da Spagnoletti, emozionatissima la mostra all’amato padre, che però la prende e straccia in mille pezzi dicendo alla figlia “Ascoltami, cara, la poesia non dà il pane”.
Nel 1947, la Merini incontra “le prime ombre della sua mente” e viene internata per un mese nella clinica Villa Turro a Milano, dove le venne diagnosticato un disturbo bipolare. Quando uscì si ritrovò alcuni amici e Giorgio Manganelli, che aveva conosciuto a casa di Spagnoletti.
Giacinto Spagnoletti fu il primo a pubblicarla nel 1950, nell’Antologia della poesia italiana contemporanea 1909-1949, con le liriche Il gobbo, datata 22 dicembre 1948, e Luce, del 22 dicembre 1949, a lui dedicata. Nel 1951, su suggerimento di Eugenio Montale e di Maria Luisa Spaziani, l’editore Giovanni Scheiwiller pubblica due poesie inedite dell’autrice in Poetesse del Novecento. Dal 1950 al 1953 frequenta per lavoro e per amicizia Salvatore Quasimodo.
Terminata la difficile relazione con Giorgio Manganelli, il 9 agosto 1953 sposa Ettore Carniti, operaio e sindacalista (in seguito proprietario di alcune panetterie di Milano). Nello stesso anno esce, presso l’editore Schwarz, il primo volume di versi intitolato La presenza di Orfeo, poi escono la seconda raccolta di versi, intitolata Paura di Dio, con le poesie scritte dal 1947 al ’53, alla quale fa seguito Nozze romane.
È l’anno in cui muore per infarto il padre e da alla luce la prima figlia, Emanuela, e per il pediatra, Pietro De Pascale, dedicherà la raccolta di versi Tu sei Pietro, pubblicata nel 1962 dall’editore Scheiwiller. Dopo la pubblicazione iniziò per lei un difficile periodo di silenzio e di isolamento, prima nacque la secondogenita Flavia e poi ci fu l’internamento nell’Ospedale Psichiatrico “Paolo Pini“, che va dal 1964 fino al ’72, con alcuni ritorni in famiglia, durante i quali nascono altre due figlie, Barbara e Simona, che saranno affidate ad altre famiglie. Si alterneranno in seguito periodi di salute e malattia, probabilmente dovuti al disturbo bipolare.
Nel 1979 riprende a scrivere, dando il via ai suoi testi più intensi sulla drammatica e sconvolgente esperienza dell’ospedale psichiatrico, come il capolavoro La Terra Santa con la quale vincerà nel 1993 il Premio Librex Montale. Il 7 luglio 1983 muore il marito, ella, rimasta sola e ignorata dal mondo letterario, cerca inutilmente di diffondere i propri versi.
Nell’ottobre del 1984 sposa Michele, ex medico chirurgo in pensione, e va a vivere a Taranto, dove è curata e protetta dal marito, ed è questo il periodo in cui scrive 20 poesie-ritratti de La gazza ladra, probabilmente risalenti al 1985, inedite fino al volume Vuoto d’amore e poi termina L’altra verità. Diario di una diversa.
Nel luglio del 1986 fa ricorso alle cure del reparto di neurologia dell’Ospedale di Taranto, ma fece ritorno a Milano in preda ad una forte crisi per la malattia terminale del marito. Nello stesso anno riprende a scrivere e ad incontrare i vecchi amici, tra cui Vanni Scheiwiller.
Sono questi anni fecondi dal punto di vista letterario e di conquista di una certa serenità e sui Navigli nascono: Delirio amoroso (1989) e Il tormento delle figure (1990), nel 1991 Le parole di Alda Merini e Vuoto d’amore, nel 1992 Ipotenusa d’amore, nel 1993 La palude di Manganelli o il monarca del re, il volumetto Aforismi, nel 1994 vede la luce il volume Sogno e Poesia, e La pazza della porta accanto e da Einaudi Ballate non pagate (Premio Viareggio).
Chiede di poter usufruire del fondo destinato agli artisti che vivono in precarie condizioni economiche previsto dalla Legge Bacchelli. Nel 1996, esce il volume La vita facile Un’anima indocile e nel 1997, le viene assegnato il Premio Procida-Isola di Arturo-Elsa Morante.
Il 17 ottobre 2007 ottiene la laurea honoris causa in “Teorie della comunicazione e dei linguaggi” presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Messina, tenendo una lectio magistralis sui meandri tortuosi del suo vissuto. Nel 2009 esce il documentario, Alda Merini, una donna sul palcoscenico, del regista Cosimo Damiano Damato. Seguono una serie di opere dal carattere mistico della sua più recente poetica, che è connessa alla prima vena creativa con cui esordì: come L’anima innamorata (2000), Magnificat, un incontro con Maria, nel 2003 La carne degli Angeli, ed il lavoro nato tra il 1997 e il 2009 con la viva testimonianza dellle registrazioni, raccolte nel libro e nel documentario Eternamente vivo, grazie a cui è possibile ascoltare la sua voce dal vivo mentre crea i propri versi.
Nel febbraio del 2004 viene ricoverata all’Ospedale S. Paolo di Milano per problemi di salute, da tutta Italia vengono inviate e-mail a sostegno. Muore il 1º novembre 2009, all’età di 78 anni, a causa di un tumore osseo con i funerali di Stato celebrati nel Duomo di Milano.