La Legge Merlin.
Un progetto di legge noto anche come legge 20 febbraio 1958, n. 75, promosso dall’omonima senatrice, grazie al quale si riuscì ad abolire la regolamentazione della prostituzione, permettendo la chiusura dei “bordelli legali”, e che introdusse i reati di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione, nel tentativo di eliminare tale piaga sociale.
Ma cosa attendeva queste “donne perdute” alla chiusura delle case di tolleranza, data la totale mancanza di un qualunque piano per un loro recupero sociale, in una società accecata di falsi moralismi e ipocriti pregiudizi? Come potevano sperare di rifarsi un’esistenza, data la persecuzione delle autorità nei confronti delle attività “commerciali” da loro intraprese dopo la chiusura dei bordelli, se non finendo in un limbo sociale senza possibilità di fuga? A queste domande, nel 1960, il regista Antonio Pietrangeli ha tentato di dare una dura risposta nel film Adua e Le Compagne, grazie a un cast femminile con attrici del calibro di Simone Signoret, Sandra Milo, Emmanuelle Riva e Gina Rovere.
All’indomani della chiusura delle “Case”, quattro prostitute, nel tentativo di continuare con il loro “mestiere” con la scusa di un’attività onesta, aprono una trattoria grazie a un “prestanome” a cui dovranno versare un milione al mese dopo la prima fase di “condotta irreprensibile”. Ma, grazie al lavoro nel loro locale, finiranno per cambiare idea e proseguire su una strada “degna ed onesta”, che crollerà quando il loro “prestanome”, non accettando di essere “fregato” le denuncerà, provocando la chiusura della trattoria. Le ragazze però, la distruggeranno, affinché lui non ne possa prendere possesso, per poi ritornare a prostituirsi, questa volta sui marciapiedi.
Un ritratto duro e crudo di quattro donne a cui è negata qualsiasi possibilità di rifarsi una vita; solo un maestro come Antonio Pietrangeli poteva concepire e realizzare un atto d’accusa così duro e lucido nella sua semplicità.