Poche ore fa, il cuore di Eugenio Scalfari si è fermato per sempre. Conosciuto da molti come il fondatore dell’Espresso e di Repubblica – da lui portate al successo e ai vertici della diffusione – è anche ricordato per essere stato, in assoluto, il primo direttore-manager dell’editoria italiana. Nato a Civitavecchia il 6 aprile 1924, passò la giovinezza a Sanremo – dove ebbe come compagno di banco, al liceo classico, Italo Calvino – esordì professionalmente nei primi anni Cinquanta con il Mondo di Pannunzio e l’Europeo di Arrigo Benedetti. Nel 1955, coadiuvato da lui, dà vita all’Espresso, lavorandovi come direttore amministrativo e collaboratore per l’economia. Ne assume il timone nel 1962 con la dipartita di Benedetti, riuscendo a renderlo il primo settimanale italiano d’inchiesta.
In parallelo, nasce la sua carriera di scrittore, di cui si ricordano L’Uomo che Credeva in Dio / Per l’Alto Mare Aperto / Scuote l’Anima Mia Eros / La Passione dell’Etica / L’Amore, La Sfida, Il Destino. Degno di citazione il suo primo romanzo Il Labirinto, che tratta abilmente il rapporto contrapposto tra sentimenti e ragione, con il ruolo che il pensiero si trova ad esercitare all’interno della quotidiana esistenza dell’uomo. Nel 2019 uscì uno dei suoi capolavori: Il Dio Unico e La Società Moderna – Incontri con Papa Francesco e il Cardinale Carlo Maria Martini, basato sulla coesistenza tra fede e laicità, basato su una lettera dello stesso Francesco pubblicata su Repubblica l’11 settembre 2014, dopo un intervento di Scalfari su tali argomenti.