Poche ore fa un ragazzo di 15 anni è morto a causa di una sepsi meningococcica legata alla meningite al policlinico Umberto I di Roma, dopo che i medici della terapia intensiva avevano a lungo lottato per salvarlo.
Dai primi controlli medici, sembra emerso che il giovane non era stato vaccinato a tale malattia del sistema nervoso centrale di origine infettiva, e che ciò potrebbe essere la causa che ha portato al suo decesso, che poteva facilmente essere evitato.
Della vittima, si sa solo che frequentava l’istituto alberghiero Americo Vespucci, nel IV municipio, e che aveva partecipato a un’esperienza formativa presso il Ministero, insieme alla sua classe e i suoi docenti, diversi giorni fa.
Sono state attivate le procedure di profilassi, seguendo i protocolli clinici presenti in casi del genere; i primi a dovesi sottoporre ad essi sono i familiari, poi toccherà agli amici più stretti del quindicenne e, infine, tutti coloro che potrebbero essere venuti in contatto con lui.
Di prassi, i sintomi iniziali della meningite possono essere indipendenti dal germe che scatena la malattia, manifestandosi, almeno in fase iniziale, con dolori a gambe e giunture, piedi e mani tendenti al freddo e un colorito della pelle alterato, con i sintomi possono essere scambiati con quelli di una normale influenza, a volte.
Ma è solo dopo un tempo che varia dalle 15 alle 20 ore che i vari sintomi finiscono per manifestarsi, e sono: febbre – sonnolenza con alterazione dello stato di coscienza – emicrania – eruzioni cutanee a chiazze – fotofobia – convulsioni – nausea e vomito.
Sono due le forme principali legate alla meningite: quella virale e quella batterica: la prima è la meno pericolosa e più comune, con un periodo di incubazione di 1 settimana, con sintomi simili all’influenza e che normalmente non presenta conseguenze gravi.
Quella realmente più grave e meno frequente è quella batterica, che in Italia provoca quasi 1000 casi ogni anno, mettendo in pericolo l’incolumità dei pazienti se non si riesce a individuarla e curarla in tempo, in quanto molto aggressiva e in grado di uccidere in poche ore, necessitando una terapia a base di antibiotici, liquidi (per recuperare quelli persi) e corticosteroidi (allo scopo di alleviare l’infiammazione delle meningi).
Le vaccinazioni servono, spesso, a salvarsi la vita; in tal caso è meglio fare almeno quelle essenziali.