Oggi, a Bari, è avvenuta la manifestazione da parte degli operatori e degli ospiti dei progetti Sprar – il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati – contro il decreto sicurezza con il quale, tra le altre cose, si vuole smantellare gli istituti di seconda accoglienza collegati agli enti locali.
Con oltre 20.000 rifugiati ospitati nelle loro strutture in circa 400 comuni, con quantitativi di profughi contenuti e sistemi di integrazione rodati, finora gli Sprar hanno consentito la possibilità di essere economicamente autonomi a quasi il 50% di coloro che hanno richiesto asilo sul suolo italiano.
Grazie a un numero di 3 rifugiati ogni 1000 abitanti e l’utilizzo di appartamenti sfitti, insieme alla possibilità di “lavorare” per la comunità e di formarsi con tirocini e stage in ambito lavorativo, oltre allo studio della lingua italiana, tale modello ha dimostrato le sue potenzialità effettive.
Esempi di come questo sistema funzioni concretamente sono il borgo di Riace e, in particolare, quello di Satriano, dove i migranti hanno iniziato a lavorare nei negozi del posto, che rischiavano di chiudere, a causa di mancanza di personale.
L’utilizzo dei migranti, in determinati casi, ha permesso di preservare antichi mestieri tradizionali come la semina e il confezionamento del mais ad Asti, ma anche di far imparare loro lavori legati alla sartoria e all’oggettistica.
Eliminandoli, non solo si mette fine a un modello integrativo che permette una gestione “pulita”, permettendo di monitorare la loro presenza sul territorio in maniera discreta senza creare allarmismi, ma si rischia un maggiore intrusione della criminalità in tutto ciò.
Il caso del Centro di Accoglienza di Capo Rizzuto, dove la gara per la gestione delle pulizie era manipolata dalla criminalità organizzata – per il valore di due milioni – ha mostrato come tali infiltrazioni possano avvenire fin troppo facilmente.
Anche i Cas sono a rischio di “intromissione criminale”, dato che in essi viene ospitato il 75% dei migranti presenti sul territorio, con un giro monetario non indifferente, dato che gli stranieri richiedenti asilo sono circa 500.000.
Pare dunque che il sistema funzioni, sarebbe meglio quindi pensarci bene prima di eliminarlo.