La rivista Environmental Science and Technology Letters, in questi giorni, ha dedicato diverso spazio a un’indagine dell’università del Texas basata sui dati del Global Burden of Disease Study, dalla quale emerge che, respirando aria inquinata, si può perdere fino a un anno di vita.
Esaminando le quantità di polveri sottili presenti in 185 paesi, le polveri sottili, penetrando attraverso l’aria nei polmoni, penetrando nei polmoni, possono aumentare il rischio di attacchi cardiaci, ictus, malattie respiratorie e cancro, con effetti collaterali molto pesanti sulla sopravvivenza.
La perdita di vita per via dell’inquinamento, in paesi diversi dall’Italia, può vantare dei numeri decisamente maggiori: 2 anni in Cina, Burkina Faso, India, Pakistan e Arabia Saudita, e 3 anni in Egitto, Niger, Senegal, Ghana, Guinea, Costa d’Avorio, Libia, Siria e Qatar.
Tutto questo è dovuto, principalmente, agli effetti dello smog, in grado di provocare gravi impatti sull’organismo umano, tanto da far risultare i risultati di una cura contro il tumore ai polmoni e al seno addirittura anti economici.
Riuscendo a ridurre i livelli di inquinamento atmosferico – con un netto miglioramento per quanto riguarda la qualità dell’aria – si riuscirebbe ad avere un aumento di possibilità di sopravvivenza a determinate malattie dell’apparato respiratorio del 15-20%.
Ciò che favorisce la presenza di polveri sottili nell’aria che respiriamo sono, in primis, i mezzi pubblici, in grado di produrre il 30% di gas nocivi, seguiti a pari merito dagli appartamenti; dopo di loro le risorse naturali con il 16% con, al livello finale, entrambi al 13%, industria e agricoltura.
Altrettanto ragguardevole sono i numeri delle morti dovute ad esse con, nelle prime due posizioni, la Germania con 66.000 decessi, seguita dall’Italia con 59.000, mentre in Francia il numero arriva a 35.000 e in Spagna a 24.000.
Alla fine, le conseguenze di scelte in ambito ambientale sbagliate iniziano a mostrare i loro risultati; oggi, più che mai, bisogna cambiare registro, prima di imboccare una strada che si preannuncia, purtroppo, senza una via di uscita.