Gli anni ottanta.
Un decennio nel quale il fumetto supereroistico americano ha affrontato la grande sfida del cosiddetto decostruzionismo, grazie al quale gli eroi di carta raggiunsero un livello di complessità e profondità mai visti prima, permettendo il rinnovamento di un genere ormai in fase stagnante, che da allora avrebbe avuto come punto di riferimento la realtà.
A dare inizio a questo cambiamento – tra le altre opere – ci fu Batman: Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, nella quale Frank Miller – che aveva rivoluzionato il personaggio di Daredevil alla Marvel grazie alla nota “Elektra Saga” – ci mostra Bruce Wayne dopo un decennio di ritiro – e ormai divorato dai suoi demoni interiori – costretto a tornare ad indossare il suo costume per salvare Gotham City dalla minaccia dei Mutanti – una banda criminale composta da giovani abbandonati a se stessi da chi doveva guidarli – e pronti a seguire qualunque figura carismatica gli indichi la strada.
Ma loro saranno fin troppo facili da sconfiggere, al contrario del vero nemico, celato nell’ombra: la società responsabile della loro creazione, e che ormai considera Batman nient’altro che un’aberrazione da annientare e distruggere, invece di comprendere che lui sta indicando loro che cambiare le cose e riportarle a come erano prima è possibile, se si ha il coraggio di prendere le decisioni necessarie, invece di accettare la corruzione e le degenerazioni presenti, causate da chi siede ai vertici del governo.
Ormai isolato da coloro che ha sempre protetto, e braccato dalla polizia dopo la morte del Joker – che si è suicidato facendo credere al mondo di essere stato ucciso dal Cavaliere Oscuro – dovrà scontrarsi con Superman – ormai schiavo del governo americano per il quale ha commesso missioni segrete in varie parti del mondo, in nome di una “democrazia” ormai corrotta e ridotta alla pallida ombra di se stessa – e sarà costretto ad inscenare la propria morte, per poter agire nell’ombra addestrando giovani non corrotti, allo scopo di salvare la società da sé stessa, prima che sia troppo tardi.
Batman: Il Ritorno del Cavaliere Oscuro è un’opera epocale che ha rilanciato non solo il personaggio, ma ha indicato la strada agli autori successivi – che hanno potuto indagare sulla psiche del personaggio, analizzandolo nelle sue debolezze e nella sua psicosi – riuscendo a rendere credibile non solo il suo dolore, ma anche la sua doppia vita, piena di menzogne e di sofferenze, tanto da domandarsi quanto egli sia differente dai mostri contro cui combatte da decenni, o addirittura peggiore di loro.