Sulla rivista Nature, in questi giorni, è stato reso pubblico un grande studio internazionale ad opera dell’Istituto tedesco Max Planck per l’Antropologia evoluzionistica e dell’Università di Harvard. In esso, si parla del primo e più antico caso di malaria – una malattia ancora oggi esistente e che colpisce ogni anno quasi trecento milioni persone e portandone alla morte seicentomila – e che rischia di essere di nuovo pericolosa. Infatti, per via dei cambiamenti climatici, zone nel mondo dove era stata debellata potrebbero esserne di nuovo infettate. Il primo paese ad affrontarla fu l’Asia ben quattro millenni fa, e tale scoperta la si deve dall’estrazione del Dna dai denti delle prime ed antiche popolazioni umane. Ciò è stato possibile per via di un’innovativa tecnica genetica, che ha individuato le tracce dei parassiti veicolanti, presenti in quasi quaranta persone vissute quasi sei millenni fa. Grazie a questi studi, si potrà comprendere al meglio l’impatto della malattia nell’evoluzione del genoma umano, per riuscire a sviluppare future strategie atte a contenerne la diffusione.