Il benessere.
Una metà ricercata da molti in ogni epoca, allo scopo di garantire una vita migliore a sé stessi e ai propri cari, oppure per ottenere ricchezze e fama, arrivando a sacrificare addirittura i propri cari per avere quegli agi e piaceri che sono stati negati dalla mancanza di mezzi. A volte, con la “scusa” di cercare di donare ai figli quello che non si è potuto avere, li si usa come “mezzo di affermazione” tramutandoli in “oggetti senza sentimenti”, traumatizzandoli in quanto strappati dalla cosiddetta “innocenza” e catapultandoli in un universo di falsità ed ipocrisia, dove si arriva ad accettare qualsiasi umiliazione pure di avere una possibilità di farcela.
Un tale scenario, in passato, si è visto nell’Italia del secondo dopoguerra, dove frotte di individui erano pronti a qualunque compromesso amorale, pur di riuscire ad ottenere un futuro di pieno benessere. In tale fase, il mondo del cinema veniva visto non solo come una fabbrica di sogni, ma anche come un modo per evadere da una realtà quotidiana opprimente e da incubo. A realizzare un affresco “grottesco” di illusioni e speranze calpestate, gli sceneggiatori Cesare Zavattini / Suso Cecchi D’Amico / Francesco Rosi e il regista Luchino Visconti, coadiuvati da un asciutto Walter Chiari e da una Anna Magnani che regala uno dei suoi ruoli più iconici, nel film Bellissima.
Maddalena Cecconi cerca di piazzare la figlioletta Maria in una selezione per un film diretto dal regista Alessandro Blasetti, nella speranza di ottenere un’ascesa sociale che la sollevi dalle delusioni ottenute in gioventù. Grazie ad “aiuti professionali” e nonostante una “guerra interna” con il marito Spartaco – per non parlare di una “mazzetta” di cinquantamila lire per una “falsa sponsorizzazione” – riesce a far fare alla piccola, che ne esce traumatizzata. Sarà ciò che la costringerà ad aprire drammaticamente gli occhi, e a comprendere le pericolose illusioni che si celano nascoste nel cinico mondo del cinema, comprendendo che rischia di esserne inghiottita senza la speranza di poterne riemergerne integra, decidendo di rifiutare un contratto che “puzza di fregatura”.