Alcuni giorni fa, sono state pubblicate due importanti ricerche sulle riviste Nature Communications e Scientific Reports dell’Istituto di ricerca sull’impatto climatico di Potsdam, in Germania.
In esse, veniva mostrato come i gas serra prodotti dai combustibili fossili stiano finendo per influenzare non solo lo scioglimento dei ghiacci dell’Artico (compreso il ghiaccio marino più spesso e vecchio di miliardi di anni, che ha iniziato a rompersi sbriciolandosi in polvere) ma anche i periodi di caldo inteso (che rischiano di diventare, in maniera definitiva, persistenti) causando, in maniera sempre più frequente, eventi estremi come ondate di calore, inondazioni e incendi.
Tra gli scenari che si possono ipotizzare dalle due ricerche, il più pericoloso è quello nella quale il livello dei mari arriva a salire di ben sei metri, finendo per trascinare nelle profondità degli abissi immense aree abitate sulle coste (oltre a quelle insulari), mentre il destino di molte isole situate nel Pacifico sarebbe quello di scomparire dalle cartine geografiche, insieme a metropoli alla stregua di New York.
Per il genere umano le ripercussioni sarebbero a dir poco devastanti: si innescherebbero fenomeni migratori senza precedenti, con tremende guerre per le risorse e il territorio (insieme ad epidemie e carestie).
Per gli ecosistemi la situazione porterebbe a un capovolgimento totale: gli habitat marini, a causa dello spostamento del plancton, si impoverirebbero, lasciando morire miliardi di pesci; zone desertiche (come quella del Sahara) potrebbe tingersi di verde, mentre le foreste finirebbero per spostarsi di 200 chilometri dalle zone in cui al momento risiedono.
Tutto ciò conduce a tre possibili ipotesi sul riscaldamento globale:
- la nostra civiltà continua a crescere in modo esponenziale nel numero degli abitanti utilizzando tutte le risorse possibili, per poi arrivare a una grande riduzione della popolazione (circa il 70%) fino al raggiungimento di uno stato stazionario sostenibile.
- la popolazione cresce mentre il pianeta cambia e si adatta alla situazione, ma tramite una transizione graduale verso un nuovo equilibrio, senza innescare un crollo.
- la più tragica, la popolazione cresce senza che il pianeta riesca a stare al passo, con un deterioramento veloce e distruttivo che porta all’estinzione.
Bisogna rimboccarci ora le maniche, per salvare il salvabile.