A volte, il malumore può avere benefici sul nostro corpo e, a lungo andare, anche sulla nostra vita.
A scoprire che il sorriso non sempre è la chiave della felicità è stato lo scienziato americano Jonathan Rotteberg, che anni fa ha pubblicato uno studio nel suo libro “The Depths: The Evolutionary Origins of Depression” (“Gli Abissi: Le Origini Evolutive della Depressione”). Lo psicologo ha dimostrato che, chi si sente giù, ha più memoria e capacità di giudizio, e riesce ad accorgersi se qualcuno mente e sa essere più diplomatico degli altri. Per dimostrare che le persone mediamente infelici, o comunque con uno stato d’animo malinconico, sono più ricettive, e capaci di analisi più puntuali e profonde degli altri, ha cercato di incupire un gruppo di persone proiettando un breve filmato ad hoc.
Grazie ad immagini ad alto tasso di tristezza, il risultato non ha lasciato dubbi: i “malinconici” avevano molta più memoria, capacità di giudizio e allerta verso chi mentiva. In più, ciò li rendeva più capaci di mediare e di essere diplomatici nelle situazioni giuste: una tacca di buonumore in meno e una sferzata di autocoscienza in più.
Ma va “utilizzata” in piccole dosi, altrimenti rischia di sfociare nella depressione. Soprattutto nel mondo di oggi, in cui gli obiettivi si sono centuplicati ed è più facile perderli di vista. Ma, forse, essere tristi ci aiuterà ad evolverci. Secondo il complesso studio di Rotteberg, un tale stato d’animo ci ha aiutati, nel senso darwiniano del termine, favorendo il nostro adattamento ai cambiamenti della società.
Un paradosso? Certamente.
Ma anche una soluzione logica: lottare per raggiungere degli obiettivi, agognarli, desiderarli e struggersi per loro, ci rende molto più forti. E i nostri alti e bassi ci consentitono di camminare su una fune sottile per secoli e di mantenerci saldi, ondeggiando sempre, ma mai crollando davvero.
Fonte articolo & foto: https://casabenessere.wordpress.com/2014/06/29/il-malumore-fa-bene-alla-memoria-e-alla-capacita-di-giudizio, 29 giugno 2014