Quarantadue anni fa, a causa di un cancro, moriva a soli trentasei anni il grande Bob Marley, colui che scelse di usare la musica contro le ingiustizie e l’oppressione politico / razziale. Di origine mista – padre bianco inglese e madre giamaicana – dovette affrontare un’infanzia povera, prima di diventare un seguace del rastafarianismo – movimento religioso che predicava la non violenza e la ribellione all’oppressivo mondo bianco occidentale – che lo ispirerà nelle sue composizioni musicali, rendendole uno strumento potente e pacifico.
Dopo il suo debutto nel 1961 – con il singolo “Judge Not” – dovette aspettare il 1964 per ottenere il meritato successo – formando la band The Wailers con Bunny Livingston e Peter Tosh – grazie all’album “Catch a Fire” del 1973. Diventato un solista allo scioglimento del team, realizzò nel 1975 il singolo “No Woman, No Cry” del 1975, che gli permise di distinguersi sulla scena internazionale con una commistione di reggae occidentalizzato con un’impronta rock.
Fu a Miami, presso il Cedar of Lebanon Hospital dove era ricoverato per un melanoma maligno che, in data 11 maggio 1981, se ne andò da questo mondo, venendo sepolto nella sua Giamaica, all’interno di una cappella costruita nei pressi della sua casa natale.