Tre mesi fa, sono state finalmente spalancate le sale nord e sud del tempio di Hatshepsut, originariamente dedicate alla divinità Amon Ra. In un passato remoto, questo luogo era considerato sacro e, a lungo, funse da punto di riferimento per chi desiderava sia omaggiare gli dèi che potersi assicurare la benevolenza dei sacerdoti legati al “cammino” esistente tra la vita e la morte, i cui riti assicuravano una “giusta transizione” nell’aldilà per chi ne era degno.
Una volta aperte, entrambe le sale si sono rivelate due tombe, appartenenti a due nobili: una è di Meru, un alto funzionario di fiducia alla corte reale, scavata nella roccia e con una cappella per le offerte, e l’altra è di Juhoti, supervisore del tesoro di stato. Nelle pareti antistanti le camere mortuarie sono emerse decorazioni parietali che raccontano una storia particolare, dalla quale emergono dettagli occulti sui riti dei morti.
Nel dettaglio, tra le iscrizioni sono stati identificati la “bellezza” di nove capitoli del Libro della Morte, un antichissimo testo usato nelle “operazioni funerarie”, di cui prima si possedevano solo alcuni frammenti; ora, grazie a una raccolta così ampia di questo testo misterioso si potranno conoscere tutti gli incantesimi e le formule ad esso legati. Ciò, in più, permetterà di conoscere al meglio una parte della storia dell’antico Egitto, chiarendo i legami con il regno dell’oltre mondo di Amon Ra, mai svelati fono ad ora.