La borghesia.
Una classe sociale di livello medio-alto che precede la nobiltà e la classe politica, comprendente individui in elevate condizioni socioeconomiche, in grado di distinguersi dal proletariato grazie alla loro influenza e risorse. Nelle sue fila vi sono individui come imprenditori / mercanti / medici, oltre a individui non nobili dotati di condizioni socioeconomiche superiori alla media. I suoi componenti, sfruttando le loro attività commerciali, sono stati in grado di guadagnare sempre più importanza, arrivando a condurre importanti rivoluzioni economiche e politiche nel ‘600.
In Occidente, un “movimento sociale” di tale portata iniziò a svilupparsi durante il XIX secolo, quando si iniziò a godere di un maggiore benessere economico, che fu in grado di dargli un potere e una influenza maggiori all’interno della società, dandogli la possibilità di avvicinarsi al governo e di assumere cariche pubbliche e amministrative. Allo scopo di distinguere tra loro le varie categorie, vennero divise in alta borghesia – industriali / agrari / banchieri – media borghesia – alti dirigenti d’azienda / funzionari / professionisti – piccola borghesia – artigiani / commercianti / impiegati.
A tentare di delineare un “potenziale” ritratto della “cosiddetta” alta borghesia della provincia italiana durante i primi anni Sessanta, il regista Francesco Maselli – assistente di Michelangelo Antonioni e collaboratore di Luchino Visconti e Cesare Zavattini – grazie al film del 1960 I Delfini.
Un gruppo di figli della ricca borghesia industriale dell’Italia centrale, nati nella provincia, si dedicano ad oziosi divertimenti allo scopo di passare le giornate sempre uguali, fino a quando una di loro è costretta a dover entrare in una clinica svizzera per disintossicarsi dall’alcool, dopo l’ennesima sbronza generale. Ma neanche questo riesce a smuoversi da uno stile di vita “decadente e pericoloso”, dove passare da un letto a un altro sembra la regola di vita e la rovina finanziaria un’onta che porta all’esilio – come accadrà alla più anziana di loro – fino a un epilogo sconfortante, che li vedrà incapaci di migliorare il loro “stile di vita”, condannati a lavorare nelle aziende di famiglia e perpetuare una “discendenza che merita l’estinzione”.