A Tel Lachis, un’antichissima città situata tra Gaza e Gerusalemme, una squadra di ricerca della Hebrew University of Jerusalem ha individuato, per puro caso, un piccolo pettine in avorio, lungo quasi quattro centimetri. Su tale reperto, però, sono stati scoperti diversi caratteri incisi, che servivano a formare una frase completa. Anche se l’iscrizione è inutile – parla di pidocchi – quello che colpisce è il fatto che è composta con un senso compiuto, scritta utilizzando un alfabeto completo!
In precedenza, si credeva che solo l’antica scrittura pittografica fenicia – primissimo esempio conosciuto di alfabeto adattato e adottato da varie culture – fosse stata l’unica ad esistere, ma ora, la comparsa di tale oggetto – le cui “lettere” mostrano una grande somiglianza con la lingua scritta cananea, e che ne ha permesso la traduzione – portano a domandarsi quante “lingue morte” siano sparite dall’alba dei tempi.
Oggi, nonostante si sia arrivati a un maggiore livello di conoscenza dell’evoluzione umana, esistono ancora vuoti che vanno riempiti usando le conoscenze del passato. Uno dei problemi da affrontare, però, è quello che le iscrizioni esistite venivano incise su materiali deperibili, poi persi nel tempo. Lo stesso pettine, giunto tra noi per “puro miracolo”, avrebbe quasi quattromila anni, ed “apparterebbe” all’età del bronzo, con una grafia che trae ispirazione dalla scrittura geroglifica egizia, distanziandosene con un sistema più facilmente interpretabile e scrivibile.