L’associazione no profit Assoutenti, in queste ultime ore, ha denunciato la salita alle stelle del prezzo di pane e pasta, dovuto al caro-bollette. Tali beni risentono, tra l’altro, del conflitto scoppiato in Ucraina, insieme agli incrementi nelle quotazioni delle materie prime. Tutto ciò emerge dal confronto con le principali città italiane, per riuscire a capire come pure i rincari di luce e gas influiscono sui prezzi al dettaglio. Dalle ultime rilevazioni del Mise, Ferrara è al primo posto come città dove il prezzo del pane è più elevato. Infatti, un chilo realizzato con farina di grano raggiunge i 10 euro (quotazione massima), mentre il prezzo medio riesce ad attestarsi a 5,30 euro al kg. In seconda posizione si piazza Forlì, dove il prezzo massimo è di 9 euro al kg (4,35 euro il prezzo medio). Segue, come terza, Venezia, dove un chilo viene venduto in media a 5,50 euro (8,5 euro la massima).
Sono tre le province più economiche dove acquistare: Napoli (2 euro al kg), Cosenza (2,5 euro) e Benevento (2,65 euro), mentre per la pasta di semola di grano duro le città più care d’Italia vanno segnalate Cagliari, con prezzi massimi che superano il record di 4,5 euro al kg (1,95 euro il prezzo medio), e Sassari con 3,35 euro (1,80 euro/kg il prezzo medio). I listini più bassi, invece, si registrano a Messina, con 1,85 euro (1,20 euro il prezzo medio), mentre il prezzo massimo e di 2,07 euro il massimo a Siracusa. A far impennare le quotazioni internazionali sia del grano, che del gas e del petrolio, l’attuale scenario di guerra, la cui incidenza sui costi di produzione e i prezzi finali al pubblico arreca sempre di più un massiccio danno. Inoltre, a palesarsi, un rischio concreto di un nuovo rialzo dei prezzi compresi tra il +15% e il +30% per una moltitudine di prodotti di largo consumo, dalla pasta ai dolci, passando per pane, crackers e biscotti.