Nei pressi della necropoli di Monterozzi, a Tarquinia, è stata individuata una sepoltura composta da due camere gemelle, facenti parte di un nucleo di una decina di tombe che risultano databili tra l’VIII ed il V sec. a.C. Da dentro di esse sono emersi straordinari oggetti di un ricco corredo funerario come vasi incisi / brocche dipinte / coppe euboiche / una statuetta fittile e vari elementi in legno, ferro e lamina d’oro. Tale “meraviglia del passato” è riemersa dopo scavi resi necessari vista l’intercettazione di alcune cavità sotterranee. Il complesso sepolcrale è databile tra l’epoca Villanoviana e quella arcaica, sito a pochi metri dalle celebri Tombe dei Tori e degli Auguri. La struttura si presenta costituita da due camere indipendenti affiancate da altrettanti vestiboli, a cui si può accedere solo tramite una ripida scaletta.
Entrambe sono dotate di una copertura del tipo a fenditura, insieme a un letto scolpito nel macco lungo la parete sinistra, mentre quella destra è decorata da zampe a rilievo. Nonostante i segni di varie profanazioni avvenute nel corso dei secoli, è riuscita a conservare tesori come vasi di impasto e in bucchero dipinti in stile geometrico, coppe e pezzi in lamina d’oro. Tra tali reperti salvatisi dalle razzie, alcune brocche del “Pittore delle Palme”: un artista che arricchì le ceramiche etrusche di motivi orientali e protocorinzi – come quello dei pesci natanti – che ebbe un tale successo che, nell’area di Tarquinia tra l’VIII ed il VII secolo, fu l’unico motivo ornamentale riconoscibile nel vasellame dell’epoca.