Jack lo Squartatore.
È questo il cosiddetto appellativo affibbiato a quello che viene considerato come il primo omicida seriale, che agì tra l’estate e l’autunno del 1888 nel degradato quartiere londinese di Whitechapel e nei distretti adiacenti. La sua firma in calce fu riportata in una lettera pubblicata nel periodo degli omicidi, e indirizzata alla Central News Agency da un soggetto anonimo che proclamava di essere l’assassino. A lui sono state attribuite, in maniera ufficiale, cinque vittime, mentre il numero di omicidi potrebbe aggirarsi intorno ai sedici, con un modus operandi che prevedeva esclusivamente vittime femminili, scelte tra le prostitute della zona di Whitechapel, che uccideva per sgozzamento. Solo successivamente, il killer decise di infierire sui loro corpi mutilandoli e asportandone gli organi interni.
Negli ultimi 134 anni, sono molte le persone sospettate di celarsi dietro al suo nome, tutti di sesso maschile; ma, se in realtà, dietro alle sue azioni ci fosse una donna?
Tale ipotesi nasce dalla scoperta, effettuata dall’università australiana di Brisbane, che il Dna proveniente dalla saliva essiccata trovata a tergo di un francobollo di una lettera firmata dallo squartatore, risulterebbe appartenere a una donna, Lizzie Williams, moglie del medico reale sir John Williams, all’epoca tra i sospettati, ma poi scagionato. La Williams avrebbe ucciso Mary Kelly, l’ultima delle cinque, in quanto amante del marito e avrebbe eliminato le prime quattro – Mary Ann Nichols / Annie Chapman / Elizabeth Stride / Catherine Eddowes – o perché temeva che potessero essere a conoscenza di informazioni o dettagli che riconducessero alla sua incriminazione, o per depistare le indagini, “creando a tavolino” la figura di un mostro che uccideva le prostitute basandosi sui suoi “istinti più bassi e malati” riuscendo, senza alcuna fatica, ad imbrogliare e umiliare Scotland Yard, convinta che il colpevole potesse essere unicamente un uomo.