Il coccodrillo di Castel Nuovo
Leggenda o verità ?
Durante gli scavi per la costruzione della stazione della linea uno della metropolitana di Napoli, fra i numerosi ritrovamenti, ci sono stati diversi interessanti reperti archeologici, sia di epoca greco-romana che medioevali fra cui navi, statue e antiche costruzioni. Nel marzo del 2008 emersero anche i resti di un coccodrillo. Un caso analogo succede nel 2018 durante lo scavo di recupero della galleria borbonica nella zona di Pizzofalcone. In entrambi i casi si pensò che si sarebbe potuto trattare dei resti del coccodrillo del Maschio Angioino che secondo la leggenda divorava i prigionieri di quelle segrete al tempo degli Aragonesi.
“un giorno si vide, inatteso e terrifico spettacolo, da un buco celato della fossa introdursi un mostro, un coccodrillo, che con le fauci afferrava per le gambe il prigioniero, e se lo trascinava in mare per trangugiarlo” (da Storie e leggende napoletane di B.Croce)
Certezze storiche
Fino agli anni ’80 del XIX secolo un coccodrillo impagliato è stato realmente esposto sulla sommità della porta di bronzo di Castel Nuovo come testimonia qualche antica foto.
“Mi ricordo d’averlo visto da ragazzo, sospeso sulla seconda porta d’ingresso. E quantunque impagliato destava un senso di ribrezzo, e un pochino anche di spavento “(Gaetano Amalfi)
Luigi Settembrini, che nelle segrete di quel castello è stato imprigionato, racconta che vi era una grande cella , detta del coccodrillo , una specie di cantina , dove a volte furono rinchiuse oltre cento persone e che al centro di questa cella ci fosse una botola murata dove si diceva che anticamente venissero calati e annegati i prigionieri i cui corpi non venivano più ritrovati, cosa che alimentò la leggenda della presenza di un mostro che li divorasse.
La cella del Miglio
Sicuramente nel castello era presente una cella sotto la Cappella Palatina detta de Niglio o Miglio buia e umida sotto il livello del mare in cui era stato rinchiuso 14 mesi Tommaso Campanella, come riportato da Luigi Amabile nel “Fra Tommaso Campanella: la sua congiura, i suoi processi e la sua pazzia” ed. Morano 1882 :“...era stato 14 mesi in una fossa detta comunemente del Miglio, tanto profonda che toccava l’acqua e tanto oscura che appena si scorgeva uno spiraglio che li dava un poco lume “
Leggenda Durazzo-D’Angiò
Si narra che l’alligatore sia stato portato a Napoli dall’Egitto per volere della regina Giovanna II, , che provvedeva a sbarazzarsi dei suoi amanti dandoli in pasto alla bestia.
Leggenda aragonese
Un’altra leggenda narra invece che la fossa del coccodrillo fosse stata voluta da Ferrante d’Aragona, re di Napoli alla fine del XV secolo. Il sovrano gettò lì numerosi Baroni protagonisti d’una congiura ai suoi danni. Secondo Croce lo stesso Ferrante si liberò del coccodrillo facendolo ammazzare con uno stratagemma. Morto soffocato, l’animale fu ripescato, impagliato e appeso alla porta d’ingresso del castello. Un’ ipotesi suggestiva ma che sia rimasto esposto per oltre tre secoli sembra una cosa inverosimile.
Leggenda o verità?
Quello che è certo è che in genere su ogni maniero in cui esistono sinistre segrete circolano sempre storie e leggende avvolte da misteriose sparizioni imputate a mostri fantastici. Nel “Maschio Angioino” queste leggende sono suffragate anche da qualche verità storica. E già qui a Napoli abbiamo sempre voluto “mettere a’ ccoppe”.
Bibliografia:
- Benedetto Croce : Storie e leggende Napoletane – Adelphi Edizioni – 1990
- Gaetano Amalfi : La fossa del coccodrillo in Castelnuovo Vol. IV Fas.XI – Da Napoli Nobilissima – Rivista di Topografia ed arte napoletana-1895 (Copia Anastatica)
Foto:
A) e C) Dall’ archivio personale dell’ autore
B) Portale del Comune di Napoli versione stampabile : https://www.comune.napoli.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1379/UT/systemPrint
Di copertina : da Internet
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