Mito o Realtà?
Alcuni ricercatori sostengono che la mutazione genetica di una grande scimmia antropomorfa potrebbe aver dato rigine a creature erette, con una grossolana rassomiglianza con l’uomo: tali creature sono note con vari nomi come Sasquatch / Bigfoot / Yeti.
Lo Yeti è noto agli abitanti dell’Himalaya da almeno due secoli ed i Tibetani lo includono nella loro fauna locale, insieme agli orsi / leopardi delle nevi / scimmie e solo nel 1832, il mondo occidentale conobbe Bigfoot, quando Brian Houghton Hodgson, il primo residente britannico in Nepal, pubblicò un articolo, in cui i portatori nepalesi erano terrorizzati da una creatura, che descrivevano come eretta, senza coda e coperta da un lungo pellame nero. Trascorsero altri cinquant’anni prima che un altro occidentale trovasse qualche indizio a sostegno dello sconosciuto animale.
Il maggiore inglese Laurence Waddell trovò grandi orme nella neve del Sikkin, ad oltre cinquemila metri di quota ed i suoi portatori dissero che si trattava di orme di Yeti: nel suo libro, Among The Himalayas, trattò della credenza in un uomo peloso, delle nevi, noto come lo Yeh Teh, nel dialetto sherpa, dichiarando di non aver mai visto personalmente, la creatura in questione.
Nel novembre del 1951 due alpinisti inglesi, Eric Shipton e Michael Ward, di ritorno da una ricognizione sull’Everest stavano esplorando il ghiacciaio Menlung a circa seimila metri di quota, quando videro una serie di orme fresche, che si susseguivano per circa due km sul ciglio di una parete di ghiaccio. Shipton ne fotografò una in due foto, prendendo come metro di paragone una volta lo stivale di Ward e l’altra una picozza: esse rivelarono l’impronta di un piede con cinque dita, lungo più di trentatrè cm e largo circa venti cm, con un calcagno largo.
La caccia fece furore negli anni ’50 e ’60, senza nessun ritrovamento fino al 1970 quando Don Whillans, capo in seconda della spedizione inglese che affrontò il versante meridionale dell’Annapurna, trovò e fotografò una serie di impronte a circa quattromila metri di quota nel Nepal. Più tardi, durante la notte, guardò fuori la tenda e scorse una creatura scimmiesca, che si aggirava a quattro gambe su una cresta e la vide soltanto una volta di sfuggita.
Nel dicembre del 1972 i membri della spedizione Arun Valley Wildlife fecero un viaggio di ricognizione nella valle fluviale tra l’Everest ed il Kangchenjunga, fino alle alte quote del monte Kongma La Pass, dove furono rinvenute prove dell’esistenza di una misteriosa creatura e il 17 dicembre lo zoologo Edward Cronin ed il dottor Howard Emery, assieme a due sherpa, montarono il campo base a circa tremila seicento metri di quota.
Prima dell’alba del giorno dopo, una serie di orme fresche passava accanto alle tende, indicando che chiunque si fosse arrampicato fin li, avrebbe richiesto una gran forza ed agilità. I due scienziati fotografarono le impronte: più tardi lo studioso Jeffrey Mc Neely fece dei calchi in gesso delle orme e vide che erano molto simili a quelli delle foto dei due scienziati, arrivando alla conclusione che fossero di una grande scimmia eretta.
Bigfoot è una leggenda già presente nella tradizione degli Indiani d’America da secoli, ed oggetto di ben duecento quarantacinque leggende in Canada e negli Stati Uniti, e il primo accenno a presunte orme risale al 1811 quando il noto esploratore David Thompson, mentre si trovava tra le Montagne Rocciose per raggiungere il fiume Columbia, si imbattè in una serie di impronte che misuravano quarantadue cm di lunghezza e ventiquattro cm di larghezza e da allora settecento cinquanta persone affermarono di aver visto una creatura e le sue impronte.
Nel 1924, un minatore di nome Fred Beck che lavorava nello Stato di Washington ad una vena dell’Ape Canyon, sparò ad una grande creatura, che apparve sul ciglio del canyon: quella stessa notte un’orda di creature assalì la sua baracca picchiando sul tetto e sulle pareti, nel tentativo di penetrare all’interno. Cinque ore dopo il loro assedio, i visitatori andarono via, lasciando come testimonianza, centinaia di orme sulla neve fresca.
Nel 1935 il paleontologo olandese Ralph Von Koenigswald, di passaggio ad Hong Kong, entrò nella bottega di un erborista rovistando nella collezione di ossa fossili e denti ridotti in polvere come potenti curanti. Qui trovò un terzo molare inferiore di misura enorme, più grande di qualsiasi scimmia vivente ai tempi.
Il negoziante non seppe spiegare l’origine del dente e Von Koenigswald, si appassionò così tanto alla ricerca di altri esemplari che nel 1954 aveva raccolto diciannove di questi enormi denti, per poi scoprirne altri quarantanove, stabilendo che dovevano essere di una specie di scimmia gigante, che chiamò Gigantopithecus.
Fonte articolo & foto: https://misterieprofezie.blogspot.com/2019/09/bigfoot, Fabio Giovanni Rocco, 24 settembre 2019