L’Universo è inimmaginabilmente enorme ed infinito ma potrebbe non essere così, in quanto esisterebbero molti di più. Se si viaggia dalla Terra per circa sei o dieci miliardi di anni luce verso la costellazione Eridanus, si trova una parete cosmica gigante del nulla, un buco senza stelle che sembra entrare in un vuoto spaziale enorme di un miliardo di anni luce in grado di lasciare perplessi gli scienziati dalla sua scoperta nel 2007. In seguito, un’altra clamorosa voragine in grado di coprire quasi quattro miliardi di anni luce è stata individuata nel 2009, rendendo inspiegabile l’attuale comprensione della sua evoluzione dato che si riteneva che i vuoti più piccoli fossero stati formati dalla forza gravitazionale dopo il Big Bang, ma di tali dimensioni non avrebbero potuto generarsi nella quantità di tempo trascorso dopo di esso, richiedendo molto più tempo.
In un articolo del New Scientist di diverso tempo fa, emerge che non contiene né galassie né ammassi stellari e che la mappatura infrasonica ha dimostrato che il vuoto dopo di esso è freddo, suggerendo che manca anche di materia oscura, mettendo in difficoltà la cosmologia standard che non può spiegare la sua esistenza. Secondo Laura Mersini, ricercatrice presso l’Università del North Carolina, si tratterebbe dell’impronta di un altro mondo oltre il nostro e, secondo le credenze del buddismo, a volte le strutture reali nel cosmo sono fatte di sostanze non facilmente percepibili dagli uomini e quindi appaiono come dei buchi, dei vuoti: forse l’antica saggezza ha colpito ancora nel segno e la struttura cosmica sembra più semplice di quello che sembra, dato che la struttura ad oggi conosciuta è stimata in circa 93,5 miliardi anni luce di diametro, il che significa che il vuoto occupa circa il 3% dell’Universo.
Una considerazione numerica ci può dare un’idea del tutto: un anno luce è pari a circa novemila settecento miliardi di km.
Fonte articolo & foto: https://telodiciamonoisevuoi.altervista.org/2016/02/12/scoperto-colossale-vuoto-spaziale-accesso-ad-altro-universo, Fabio Giovanni Rocco, 12 febbraio 2016