Luchino Visconti.
Un regista cinematografico e teatrale, da tempo considerato tra i più importanti artisti e uomini di cultura del XX secolo: una fama che è stato in grado di costruirsi grazie ai film a carattere storico, nei quali l’estrema cura delle ambientazioni e le ricostruzioni sceniche hanno fatto scuola ispirando e fungendo da modello per intere generazioni di registi.
Ma, oltre a tali film come Il Gattopardo / Ludwig / Morte a Venezia / Senso, è stato tra i principali artefici del neorealismo grazie a titoli come Ossessione / Bellissima / Rocco e I Suoi Fratelli / Lo Straniero e in grado di adattare opere letterarie come quelle di Gabriele D’Annunzio come L’Innocente, Giovanni Verga in La Terra Trema o di Fëdor Dostoevskij. Di quest’ultimo, nel 1957, adattò il romanzo Le Notti Bianche in un film con protagonisti il grande Marcello Mastroianni e Maria Schell.
Di ritorno da una gita un giovane impiegato, Mario, si aggira per le strade di Livorno di notte, fino all’istante nel quale incontra una ragazza russa bionda, Natalia, in attesa del suo amato di ritorno dopo un viaggio di un anno che è stato costretto ad intraprendere. Per circa quattro notti si incontrano e lui inizia un poco alla volta ad amarla, mettendo in discussione in maniera profonda e nichilista il suo distacco da una realtà ingombrante e il suo mondo di fantasie tetro e illusorio, nel quale è arrivato a nascondersi nella speranza di non perdere il lume della razionalità e della ragione.
Ma, notte dopo notte, la fiducia di Natalia riguardo il ritorno del suo amato inizierà a vacillare sempre di più e lui deciderà di approfittarne per dichiararle il suo amore ottenendo un rifiuto che diverrà profondamente doloroso quando l’uomo dei sogni di lei ricomparirà. Alla fine, Mario, solo, si incamminerà per i vicoli di Livorno, mentre la neve inizierà a scendere come se il cielo piangesse per la sua perdita.