Il Polar.
Una splendida variazione del modello letterario / cinematografico americano dei generi hard boiled e noir, in grado di influenzare la Novelle Vague, che ha finito per adottarne, nella propria corrente, diversi punti e stimoli e di cui, nel duro compito di attore-icona delle sue atmosfere, in Francia, si affermerà l’attore Lino Ventura, le cui interpretazioni in tale ambito artistico hanno finito per renderlo, per i critici, l’erede di Jean Gabin.
Nel 1958 Louis Malle, definito da molti “anticipatore” di tale movimento, adatta per il cinema il romanzo Ascensore per Il Patibolo dello scrittore Noël Calef, nel quale racconta l’omicidio di un ricco affarista corrotto per mano della moglie e del suo amante, che dovrà risultare un suicidio; ma tale elaborato artificio andrà a rotoli quando, per eliminare una prova che potrebbe rovinare il piano, l’amante della moglie del morto rimarrà bloccato nel palazzo privo di corrente e, quando riuscirà ad uscirne, si ritroverà accusato della morte di due turisti, uccisi dai due ragazzi che, nel frattempo, gli avevano rubato la macchina, finendo in galera.
Quello che rende grande il film è la totale disillusione che gioca sul contrasto tra la passione e il monotono scorrere della quotidianità, insieme ai personaggi che sembrano indossare, senza accorgersene, una maschera di irrisione che nasconde la vulnerabilità della generazione post bellica, e Jeanne Moreau che si aggira per le strade in cerca del suo amante, nella suggestiva atmosfera di una Parigi notturna fotografata dallo straordinario bianco e nero di Henri Decaë è di una potenza visiva e narrativa che fa tremare i polsi; ma è anche grazie alla tromba di una leggenda del jazz come Miles Davis, che ha lavorato alle musiche quando il film non era ancora montato, che viene sottolineato il disincanto e il pessimismo che permea l’esistenza degli individui in un mondo che ha accantonato la sincerità, ed accetta solamente solitudine ed angoscia.
Un’autentica pietra miliare del cinema francese.