A Pompei, ieri, oltre un centinaio di visitatori hanno potuto assistere all’apertura straordinaria dei lavori di restauro dedicati alla Villa di Diomede, uno tra i primi edifici ad essere scoperti a Pompei, tra il 1771 e il 1775, e diventata una meta fondamentale per tutti i viaggiatori ottocenteschi che prendevano parte al Grand Tour; a guidarli un gruppo di tecnici e restauratori del Parco Archeologico di Pompei. L’operazione, che rientra nell’Intervento del Grande Progetto Pompei I – Restauro dell’area della necropoli di porta Ercolano, è diretto dall’architetto Annamaria Mauro, e si inserisce in un filone di iniziative ispirate al cosiddetto “concetto di Archeologia Pubblica” promosso dal Pap, in collaborazione con gli operatori economici De Marco e Lithos, allo scopo di dar vita a una nuova pratica che possa rappresentare un potenziale modello per i futuri cantieri non solo del Parco, ma anche di ogni altro sito archeologico.

La struttura della Villa di Diomede è sviluppata scenograficamente su circa tre livelli che si aprono su giardini e piscine verso l’antica linea di costa, ed è uno degli edifici più grandi dell’intera città di Pompei, dotato di un’estensione di 3.500 metri quadrati; in essa si può accedere direttamente al peristilio, attorno al quale si dispongono gli ambienti più importanti della casa come il triclinio. Uno degli spazi che risultano più suggestivi è il bellissimo giardino al centro del quale vi era un secondo triclinio, coperto da una struttura a pergola per i banchetti estivi e una piscina; vicino alla porta che dava accesso alla zona di servizio, inoltre, sono state trovate due vittime, una delle quali aveva al dito un anello d’oro e una chiave d’argento, insieme a un tesoretto di oltre 1000 sesterzi.

Fonte foto: pixabay.com

FONTEAnsa.it
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