San Giovanni decollato

Storie, leggende e devozioni napoletane

 

O’ Cchiummo ‘ e San Giuvanne



San Giuvanne Beneritto
Pe nu nfame maleritto
Fuste a morte cundannato
cu’ stu cchiummo requagliato
‘a furtune ca me date
cunoscere me facite
San Giuvanne della vita.


Invocazione delle donne che nello scoccare della notte di San Giovanni cercavano negli oracoli che fondevano il piombo indizi sul futuro marito. Indizi che dovevano derivare dalla forma che assumeva il piombo fuso una volta raffreddato la mattina del 24 giugno.


O’ sanghe ‘e  San Giuvanne

Carlo d’ Angiò durante il suo regno aveva donato alle monache benedettine del convento di Sant’Arcangelo a Baiano una preziosa reliquia che aveva ricevuto in dono per il suo aiuto al papa Clemente VII contro gli Svevi . Si trattava un’ ampolla contenente il sangue raccolto da una donna dopo il martirio del Battista .Per molti anni non avvenne nessun prodigio ma il 29 agosto del 1554, il sangue si sciolse per la prima volta e continuò a sciogliersi ogni 24 giugno fino alla chiusura del convento per condotta immorale delle monache nel 1577. La teca con la preziosa reliquia fu trasferita al convento di San Gregorio Armeno ma il prodigio non si verificò più.

Un’altra reliquia del sangue del Santo era conservata nella chiesa di S. Giovanni a Carbonara. La regina Giovanna II d’Angiò, l’aveva data in dono a Sergianni Caracciolo suo fedele amante e consigliere . Il gran dignitario di corte decise di donare la reliquia ai monaci agostiniani che gestivano il convento e la chiesa a cui era molto legato.
Dopo la soppressione dell’ordine agostiniano che gestiva la chiesa , l’ampolla fu custodita da un frate e dopo la sua morte se ne persero le tracce; forse fu affidata al convento di San Marcellino e Festo. Si hanno anche notizie di un’altra teca del sangue del santo conservata nella chiesa di Donnaromita ma sicuramente era una parte di quella precedentemente conservata nel convento di Sant’Arcangelo a Baiano. Il sangue di Donnaromita continuò a liquefarsi fino al Seicento durante la lettura del Vangelo nella festa del Santo finché un anno la banda musicale suonò musica profana e il sangue smise di sciogliersi.
Nel 1828 il monastero fu chiuso e il sangue trasferito anch’esso a S. Gregorio Armeno.


L’antica festa di San Giovanni


Nell’antichità la festa di San Giovanni era particolarmente amata dal popolo napoletano specialmente con i festeggiamenti che si svolgevano presso la chiesa di San Giovanni a Mare nel borgo del Moricino (l’attuale zona mercato).Tutto il popolo celebrava la festa con una spettacolare processione, con fuochi e addobbi eccezionali. Una festa talmente gioiosa che sembrava pagana, con balli intorno a grossi fuochi, sulla spiaggia che allora lambiva la chiesa nell’antica via delle “Saglioccole”. Una festa che richiamava gente da tutti i rioni della città. E poi la sera i giovani andavano tutti a tuffarsi a mare, a fare il bagno nudi in segno di purificazione. Ma, si sa, la gioventù è stata sempre intemperante e invece di purificazioni, col favore della promiscuità, spesso si degenerava in baccanali e affini per cui il cattolicissimo vicerè Conte di Castrillo, su pressione delle autorità ecclesiastiche, abolì, nel 1600, l’antica festa aragonese.

* Saglioccola, nardo selvatico usato per i bastoni dei pastori

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