L’Union Cemetery è famoso anche per la storia di un uomo, di nome Jay Leno, che una sera d’estate, stava percorrendo una strada deserta e buia, per tornare a casa. Per chilometri non vide alcuna auto quando ad un tratto, le luci della sua vettura, illuminarono una figura in giacca e cravatta, con occhi di color grigio e si fermò, immediatamente, in prossimità dell’Union Cemetery. “Un giorno sarai come sono adesso“, disse la figura con una voce agghiacciante, “e poi niente ti spaventerà“. Istintivamente, Jay Leno, aprì la portiera dell’auto e scese, in tutta fretta, abbandonando l’auto in mezzo alla strada.
Mentre scappava, si girò e vide che l’uomo era ancora lì, illuminato dai fari, quando sopraggiunse un’auto, con a bordo tre giovani, che ascoltavano musica rock ad alto volume. Jay, alzò le braccia in mezzo alla strada, per attirare l’attenzione dei ragazzi, quando questa frenò, ed i tre, evidentemente ubriachi, dissero: “Ehi, papà, cosa è successo, hai perso l’appuntamento?” ed iniziarono a ridere di gusto. A quel punto, Jay, resosi conto che quei ragazzi non avrebbero potuto aiutarlo, li invitò ad andarsene, cosa che fecero, mentre vide che l’uomo misterioso era scomparso. Decise dunque di risalire in auto, chiedendosi chi fosse e da dove venisse.
Un altro uomo, raccontò ai Warren, la storia di questa apparizione, un certo Val Dannevik, che lavorava per una società di trasporto merci, anche se l’uomo aveva vinto la lotteria dello stato del Connecticut, la cifra di 2,5 milioni di dollari, e lo faceva solo per tenersi occupato.
Val, che rispose all’appello dei Warren, per descrivere gli avvenimenti accaduti ad Union Cemetery, raccontò: “Una sera d‘estate del 1991, dopo aver lavorato, verso mezzanotte, rimasi nel parcheggio a fumare una sigaretta con i ragazzi. Quindi, dopo esserci scambiati la buona notte, ognuno prese la sua auto ed andò via. Ricordo che, in quella particolare notte, c’era stata una pioggia estiva calda e soffocante, con un’elevata umidità e c’era un sacco di nebbia, alta fino al ginocchio, che correva attraverso il terreno. Aveva una trama spessa e irreale, ricordo, come qualcosa che vedi in un film. Presi una strada diversa quella notte, per tornare a casa, perché volevo provare la mia nuova auto, una Chevrolet. Era fine giugno con la luna piena, mentre percorrevo la Route 59, ascoltando un brano di Bruce Springsteen alla radio, passando davanti l’Union Cemetery, che era alla mia sinistra. A quel punto accesi i fari fendinebbia gialli ed, improvvisamente, ebbi all’improvviso la terribile sensazione di non essere più solo. Sai, a volte diventi sospettoso che forse qualcuno si è accovacciato e si nasconde sul sedile posteriore. Rallentando la macchina, guardai dietro e vidi un uomo seduto lì. Ma non c’era modo che un uomo potesse salire sulla mia auto, mentre la macchina si muoveva. Avrebbe potuto essere un vagabondo, perché il suo cappello ed il vestito marrone con la barba sul suo viso, suggerivano lo fosse. Lui girò la testa e mi fissò. Ero quasi incantato dalla sua presenza, ma poi ho dovuto guardare avanti, perché stavo guidando. Ho spento la radio, volendo il silenzio più assoluto. La strada che attraversa Union Cemetery è quasi come una stradina di campagna. Gli alberi su entrambi i lati, gli danno l’aria di una strada che attraversa un parco. Nemmeno la nebbia, quella notte, poteva sminuire la bellezza della scena del Connecticut. Almeno così pensavo, perché a cento piedi di distanza da me, in piedi nel in mezzo alla strada, c’era una donna vestita con una vecchia camicia da notte, che era ridotta a brandelli in alcuni punti. I suoi capelli scuri ricadevano ben oltre le spalle ed i suoi occhi, brillavano di un colore intenso blu, che mi fecero avere la pelle d’oca. Lei sollevò un braccio ed alzò la mano, con il palmo in avanti, chiedendo che mi fermassi“.
Val, dopo un momento di pausa, continuò a raccontare la sua avventura ad Ed e Lorraine: “Frenai di colpo e la mia auto iniziò a perdere aderenza nel retrotreno, mentre mi accorsi che l’uomo era sparito e gridai, attraverso il finestrino, alla donna di spostarsi, quando all’improvviso l’attraversai, convinto di averla investita e sentii una sensazione di freddo, che mi toccò la spalla destra e la guancia. Mi fermai e rimasi seduto lì, con la mia gamba destra, fino all’anca, che tremava con una forza che non riuscivo a controllare, nemmeno quando ci stringevo entrambe le mani. La guardai nello specchietto retrovisore, attraverso fasci di nebbia e vidi che il corpetto della sua camicia da notte era di uno stile molto antico, indossato ben più di cento anni fa. Una spilla, anch’essa di quell’epoca, pendeva da una catena d’oro intorno al collo. Pensai che l’uomo, che all’improvviso vidi nella mia auto, e la donna che, non aveva nemmeno sbattuto le palpebre, quando l’attraversai con la mia auto, avessero avuto un incidente. Avvertii un odore di antico, come di qualcosa chiuso da tanto tempo in un ripostiglio per decenni, quando vidi la donna che stava scomparendo nella nebbia e le gridai se potevo aiutarla. La donna scomparve ed io, terrorizzato e triste, rimasi lì non so per quanto tempo, incapace di girare la chiave per accendere il motore ed andare via, finché non passò un auto che, suonando il clacson, mi risvegliò da quell’incubo e riuscii a tornare a casa. Qui, mi aspettava mia moglie, con un panino ed una birra sul tavolo della cucina, ma io andai nella mia camera da letto e piansi come un bambino. Lei venne, mi abbracciò e mi ascoltò, finché qualche settimana dopo ne parlai con un amico, che mi suggerì di rivolgermi a Voi, (Ed e Lorraine), perché da quella notte iniziai a condividere il dolore della donna ed a portami con me quella sensazione“.
Fonte articolo e foto: Fabio Giovanni Rocco, misterieprofezie.blogspot.com/2020/03