Niente consegne per i pacchi Amazon lunedì 22 marzo. Le sigle sindacali Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno indetto il primo sciopero dell’intera filiera in Italia. La protesta riguarderà tutti, dai dipendenti dei magazzini e hub con contratto aziendale di logistica, alle aziende fornitrici dei servizi della logistica, della movimentazione e della distribuzione della merce in tutto il Paese.
Lo sciopero è stato deciso a causa dell’indisponibilità nei confronti delle tematiche poste dal sindacato, che ha presentato l’analisi dei ritmi e dei carichi di lavoro, il corretto inquadramento del personale, l’orario degli autisti, ma anche l‘indennità covid, tenendo presente che la multinazionale non si è mai fermata, neanche in presenza del lockdown ed anzi, è cresciuta proprio grazie alla pandemia.
Secondo i sindacati a fronte del boom di fatturato non c’è stata la giusta attenzione delle condizioni dei lavoratori, che sono stremati, ed arrivano a fare anche 44 ore di lavoro settimanale, secondo le indicazioni di un algoritmo, che chiaramente non conosce le necessità di vita di un individuo.
L’azienda replica che è falso quanto dichiarato dal sindacato in merito al non ascolto, in quanto si sono svolti due incontri nel mese di gennaio, sottolineando anche che per le consegne clienti, Amazon Logistics si avvale di fornitori terzi.
Odone della Ultratrasporti sottolinea che l’azienda deve capire che siamo in Italia, e non in America, e che i dipendenti qui non vengono spolpati in 4 o 5 anni e poi abbandonati. C’è dunque in chiaro “sì” alla flessibilità, ma deve essere regolata venendo a fissare i diritti dei lavoratori in maniera tale che Amazon continui a crescere, ma in modo sano.
Ciò che viene anche ribadito, è che tutte le richieste sono state fatte perché l’azienda non è assolutamente in crisi, e quindi ci sono i presupposti per arrivare ad un’intesa, ma ciò non è avvenuto e dunque l’ultima carta da giocare è lo sciopero.