I ricercatori dell’Istituto di bioscienza molecolare dell’Università australiana del Queensland, in collaborazione con il Center for Superbug Solutions dell’IMB e Botanix Pharmaceuticals Limited, hanno scoperto come utilizzare, a scopo medico, il principale componente non psicoattivo della cannabis.
Tale sostanza, conosciuta come cannabidiolo (CBD), ha dimostrato di essere in grado di poter riuscire ad uccidere diversi batteri resistenti agli antibiotici – come, ad esempio gonorrea, meningite e legionella – permettendo un notevole passo in avanti nella dura battaglia globale per contrastare la resistenza ai farmaci da parte di diverse pericolose classi di batteri.
Ora, le ricerche potrebbero convergere sulla potenziale realizzazione di una prima, possibile nuova classe di antibiotici per batteri resistenti, dato che, nel 2050, si rischia di vedere l’inefficacia ad essi come principale causa di morte primaria.
“Pensiamo che il cannabidiolo uccida i batteri facendo esplodere le loro membrane cellulari esterne, ma non sappiamo ancora esattamente come lo faccia; inoltre, ha mostrato una bassa tendenza a causare resistenza nei batteri anche quando è stato accelerato il potenziale sviluppo aumentando le concentrazioni dell’antibiotico durante il trattamento”.
Così Mark Blaskovich, direttore dell’Istituto di bioscienza molecolare, ha voluto commentare gli esiti delle ricerche per lo sviluppo di nuovi trattamenti che possano risultare efficaci per affrontare la crescente minaccia legata alla resistenza agli antibiotici.
“Ora che abbiamo stabilito che il cannabidiolo è efficace contro questi batteri Gram-negativi, stiamo esaminando la sua modalità di azione, migliorandone l’attività e trovando altre molecole simili per aprire la strada a una nuova classe di antibiotici”.
Fonte articolo: Institute for Molecular Bioscience / The University of Queensland
Fonte foto: newence.com