In occasione dei lavori di ammodernamento della banchina portuale del molo Beverello è riapparsa, dopo 500 anni, la fonte dell’acqua «zuffregna» del Beverello.
A dare notizia della riscoperta è Antonio Pariante del Comitato di Portosalvo, in un post sui social: «Con i lavori del nuovo terminal portuale riemerge, forse per l’ultima volta, l’antico Beverellum dell’acqua zuffregna che secoli fa rappresentava una delle più belle e famose peculiarità della nostra città, l’acqua speciale. La ricchezza delle sorgenti napoletane, come molti sanno, era riconosciuta in tutto il mondo ed in epoca vicereale era particolarmente richiesta dai sovrani di Spagna che, apprezzandone la grande qualità organolettica, mandavano le loro navi cisterna a farne continue scorte. Oggi la capitale delle “preziose sorgenti” é scomparsa e tutto questo non esiste più, ma quest’acqua rinnegata, come dice qualche eretico studioso, continua a scorrere sotto al molo assieme a quei dubbi progetti urbanistici che, attraverso gli interventi nel sottosuolo, ne hanno pericolosamente deviato il percorso e nascosto l’esistenza».
Il nome Beverello deriva da “biberellum”, stando proprio a indicare un luogo in cui ci si abbeverava. Questa zona era famosa per le sue fontane da cui sgorgava acqua sulfurea, dal sapore acidulo, proveniente dalle viscere della terra e che faceva molto bene alla salute.
Questa fonte veniva usata per fare il carico d’acqua per i velieri che andavano nelle Americhe, perché si riteneva fosse unica al mondo non soggetta a putrefazione.
L’acqua della fonte del Beverello arrivava fino a Santa Lucia, all’altezza dell’attuale Hotel Royal Continental, dov’era altresì prelevata con le “mummare” (anfore di creta con due manici con un tappo di sughero) utilizzate oltre che per prelevarla anche per trasportarla senza il rischio di comprometterne le qualità. L’acqua delle mummare, fu in uso sino al 1973 quando, in seguito del colera, per motivi igienico-sanitari, le fontane furono chiuse.
Sarebbe bello, come omaggio alla storia di Napoli, sfruttare questa scoperta, per rendere nuovamente fruibile l’acqua “zuffregna”, magari raccolta ancora nelle mitiche “mummare”.