È avvenuto il giorno 25 maggio 2020 nella città di Minneapolis in Minnesota il fatto di cronaca nera più chiacchierato in televisione e sul web nelle ultime settimane: la morte di George Perry Floyd.
La famosa sera, Floyd acquista un pacchetto di sigarette a Cup Foods, in un negozio dove era solito cliente. Un impiegato, credendo che la banconota da 20 dollari data da Floyd fosse contraffatta, chiede con altri colleghi a quest’ultimo di restituire il pacchetto di sigarette, senza però ottenere successo.
Alle ore 20:01, l’impiegato chiama il 911 e 7 minuti dopo gli agenti del dipartimento di polizia di Minneapolis arrivano a Cup Foods ed entrano nel negozio; un minuto dopo, i due lasciano il posto e si avvicinano all’auto di George estraendo la pistola e ordinando all’uomo preso in questione di mettere le mani sul volante, nel durante un passante inizia a registrare il fatto con il proprio telefono.
Alle 20:10, uno dei due agenti blocca Floyd, comunicandogli che è in arresto per aver utilizzato una banconota contraffatta. Pochi minuti dopo, l’uomo si trovava a terra su un marciapiede e dopo l’arrivo di altre volanti della polizia in aiuto di coloro che già erano presenti sul fatto, viene trascinato attraverso il sedile posteriore della loro auto, a faccia in giù, ancora con le manette, nonostante più volte avesse detto di essere claustrofobico e di non riuscire a respirare.
Floyd alle 20.20 smette di muoversi!
Alcuni video fatti da passanti fanno trapelare la voce di un uomo sofferente che è in continua richiesta d’aiuto:” Non riesco a respirare, per favore, amico”.
Sono ormai le 20:22 quando gli agenti chiedono l’intervento dell’ambulanza continuando a trattenere l’uomo bloccato e a sentire la voce dell’uomo urlare: “Non riesco a respirare, per favore il ginocchio, il collo”!
Chauvin trattenne Floyd per 8 minuti e 46 secondi, sollevando il ginocchio dal collo all’arrivo dei paramedici, condotto all’Hennepin Country Medical Center, confermerà quanto già si stesse sospettando: George Floyd era morto.
Dopo quest’episodio che vede un altro uomo vittima delle autorità, tantissime sono state le proteste, le manifestazioni svoltesi in tutto il mondo: a Milano in migliaia si inginocchiano per onorare quest’uomo, canzoni a lui dedicate, lacrime sui volti di tantissimi uomini e donne coinvolte. A Roma, scendono in piazza le Sardine: “Quello che è successo in America non è qualcosa che è distante da noi, non siamo estranei da quel genere di problematica, noi ci siamo dentro. Ogni volta che c’è un abuso di potere, c’è una storia che ci riguarda!”
Il 10 giugno a New York, un agente della polizia è stato incriminato dal giudice distrettuale di Brooklyn per aver aggredito e gettato a terra una donna che con fermezza e determinazione era in una protesta dedicata a George Floyd.
L’agente, Vincent D’Andraia, 28 anni, avrebbe minacciato la giovane donna Zayer che stava forse registrando delle immagini, le avrebbe buttato a terra il cellulare causandola alcune lesioni che sono state poi medicate in ospedale. In un’intervista, la donna ha dichiarato di aver paura ad oggi di uscire di casa e andare a manifestare.
Per molti intervistati scendere in piazza e lottare per i propri diritti è un dovere sociale e morale in quanto cittadini e come popolo che segue dai social, telegiornali gli avvenimenti di cronaca che fanno vergognare dell’essere umano. Una voglia di dire ‘STOP!’ agli abusi di potere.
Molti manifestanti su social hanno paragonato gli avvenimenti americani simili a quelli del 2009 con il caso Stefano Cucchi. la conclusione di questa triste storia è riassumibile in una frase che in queste ore gira sui social, che lascia alla riflessione attenta sull’attuale cronaca nera internazionale.
Stefano Cucchi a Floyd:” Epilessia pure a te”? E lui.. “No, ipertensione”!