Secondo l’antico frammento dell’opera del filosofo greco Anassimandro: “[Tutti gli enti] si rendono reciprocamente giustizia della propria ingiustizia, secondo l’ordine del tempo”.

La frase si riferisce al fatto che, secondo il filosofo, tutti gli enti, commettendo un’ingiustizia con la propria individualizzazione, sarebbero prima o poi destinati a tornare nella massa della materia informe e illimitata, l’Apeiron.

E proprio questo il nome che prende la cooperativa sociale salernitana, che, sfruttando il compostaggio dei rifiuti organici, produce, nei campi confiscati alla Camorra, zucche, pomodori e uva (da cui si ricavano vini come l’Aglianico, la Falanghina e il Fiano).

Apeiron, che aderisce all’associazione Libera, è impegnata nella coltivazione di varietà di prodotti locali quali la zucca napoletana e il pomodoro dell’Agro nocerino, contribuendo a salvare queste specialità del territorio.

La produzione è interamente biologica e, in sostituzione di additivi chimici industriali, sfrutta il compost prodotto della partecipata comunale Salerno Pulita.

Questa compagnia, parafrasando  l’antico filosofo greco, rende giustizia dell’ingiustizia degli scarti alimentari, trasformandoli in quell’Apeiron che tanto è necessario alle colture biologiche campane. Considerando che l’organico compone il 40% dei rifiuti differenziati, la produzione di compost, come anche quella di biogas, è una risorsa fondamentale per abbattere i costi e l’inquinamento generati dai rifiuti.

Inoltre, secondo l’amministratore unico della Salerno Pulita: “L’utilizzo in agricoltura è auspicabile, ma il compost può essere utilizzato anche in altre attività, quali la bonifiche e le rigenerazioni ambientali”.

Ciò potrebbe contribuire, quindi, a risolvere un altro dei problemi della nostra regione, quello dei terreni inquinati, che tanto hanno minato l’antica immagine della “Campania felix”.

L’economia circolare è una necessità per l’agricoltura del XXI secolo (alla luce delle problematiche ambientali che sempre più minacciano il nostro pianeta), soprattutto in un territorio con una forte componente agraria non completamente modernizzata, in cui è quindi possibile fare salti più ampi e introdurre novità consistenti.

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