É bene sapere che l’UNESCO (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) nel 2014 ha inserito il Napoletano tra le lingue da tutelare, come Patrimonio dell’Umanità, considerandola seconda lingua d’Italia e l’ha eletta “patrimonio da tutelare non solo per l’Italia ma per il mondo intero”, specificando che il Napoletano è una “lingua viva”. Infatti: “Una lingua viene indicata come viva quando ci sono persone che l’hanno imparata come prima lingua e la parlano correntemente”.
Alcuni esperti dicono che il napoletano cui fare riferimento per sintassi delle frasi, grammatica e ortografia, sia quello adoperato da Giambattista Basile, il grande e insuperabile autore seicentesco del Pentamerone. Altri indicano Giulio Cortese, altri ancora il più vicino a noi Raffaele Viviani. Certo è che il Napoletano è in continua evoluzione come tutte le lingue vive. La prevalenza delle parole di origine latina fa riconoscere il Napoletano come “lingua romanza”, anche se fino al IX secolo la lingua parlata a Napoli era il greco, poi trasmigrato in neolatino.
Facciamo un breve elenco delle parole di derivazione greca, tuttora utilizzate:
Napoletano Greco
Alliffato (unto, impomatato, imbellettato) Aléiphar (unguento, pomata)
Cantero ( grosso vaso cilindrico) Kàntaros (cesto)
Ceculià/arse (dondolarsi, ancheggiare) Séiolos (che agita il sedere)
Cuccuvaia (civetta) Kikkabau (grido della civetta)
Pazzià (giocare) Pàizo (giocare)
Prevete (prete) Presbiteros (più anziano)
Pucchiacca (vulva) Pyr Kljacca (fodero di fuoco)
Scafarea (vasto catino di creta) Skàpe (barchetta, vaso)
Strummolo (trottolina con spago) Stròmbos (che gira)
Vasenicola (basilico) Basilikòn (erba)
Zellosa (affetta da alopecia) Psilòs (nudo, calvo)
Zumpare (saltare) Sympous (a piedi uniti)
Come già detto, nel napoletano, così come per le per tutte le altre lingue romanze, la maggior parte delle parole è di origine latina. Ma Napoli è un caso a parte, perché per più di quattro secoli (dalla fine del 1200 a tutto il 1600) è stata governata prima dagli Angioini, che erano Francesi, poi dagli Aragonesi e dagli Spagnoli, acquisendo via via da quelle lingue delle parole definite prestiti linguistici. E così dal catalano/castigliano abbiamo acquisito ancora altri termini, molti, come:
Napoletano Catalano/Castigliano
Addonarsi (accorgersi) Adonarse
Muccature (fazzoletto) Mocador
Sgarrare (sbagliare) Esguerrar
Ajere (ieri) Ajer
Cucchiara (cucchiaio) Cuchara
Currea (cinghia) Correa
Aizare (alzare) Izar
Scuppetta (fucile) Escopeta
Palomma (colomba – farfalla) Paloma
Pignata (pentola) Pinata
Semmana (settimana) Semana
Struppiarsi (farsi male) Estropear
Tenere (avere) Tener
Pippiare (bollire il ragù) Pipiar
Cosere (cucire) Coser
Arrugnare (contrarre) Arrugar
Ammuinà (fare confusione) Amohnar
‘Ngrifarse (alterarsi) Engrifarse
Ninno (bambino) Nino
Sparadrappo (cerotto) Esparadrapo
Dal francese:
Napoletano Francese
blè (blu) Bleu
Buatta (barattolo) Boite
Butteglia (bottiglia) Buteille
Cazette (calzino) Chaussette
Furchetta (forchetta) Fourchette
Rammaggio (danno) Dommage
Sarvietta (tovagliolo) Serviette
Sparagno (risparmio) épargne
Tirabbusciò (cavatappi) En tire bouchon
Appuiarse (appoggiarsi) S’appuyer
Una curiosità sul termine ‘Nzadraglia (donna di basso ceto) che deriva dalla consuetudine che aveva il popolino affamato, ai tempi della dominazione angioina, di recarsi presso la porta dello Chateau Neuf (Castelnuovo, attuale Maschio Angioino), e ricevere gli scarti (les entrailles – le interiora) delle libagioni consumate a corte.
Un’altra divertente curiosità: il termine nacchennella (gagà), deriva dalla frase: “il n’a qu’un oeil”, (letteralmente “egli non ha che un occhio”), per indicare la persona distinta che ostentava raffinatezza a teatro esibendo un occhialino.
In conclusione, riprendendo il riconoscimento dell’UNESCO, se qualcuno ci rimproverasse per il fatto di parlare in dialetto, diciamogli chiaro e tondo che il napoletano non è un dialetto ma una lingua di origine romanza, importante nel mondo perché rappresenta un bagaglio culturale di cui dobbiamo andar fieri e divulgare, facendo però attenzione a non storpiare il significato delle parole e soprattutto imparare a scriverlo correttamente!