Alcune sono vere ed altre sono menzogne, alcune di queste notizie di gossip possono essere sicuramente assurde, ma divertono. Altre invece sono tremende e piene di cattiveria. Una rilevante è che tutte sono comunque legate, non solo a grandi personaggi, da un’idea che tanto adesso quanto allora la fake news fosse la più ‘ascoltata’ e quella che attirava più attenzione.
Eccovi alcuni gossip, fake e vizi storici:
Svetonio, lo storico più pettegolo di Roma, descrive questo personaggio estremamente vanitoso, che si depilava, si tingeva i capelli e utilizzava il riporto. Questo grande personaggio ebbe ben quattro mogli e una selva di amanti che non bastarono a risparmiare a Cesare il soprannome, dato da Cicerone, di “marito di tutte le mogli e moglie di tutti i mariti”. E se è famosa la storia che Ottaviano Augusto, per volere della mamma fu portato sotto l’ala protettiva di Cesare, e che il piccolo avrebbe dovuto compiacerlo; pochi sanno dei gusti ambigui del ‘mancato imperatore’. Secondo le dicerie tra le sue frequentazioni più assidue ci sarebbe stato Nicomede IV Filopatore, re della Bitinia, morto nel 74 a. C. e che Cesare conobbe in occasione di una richiesta di navi affinché i romani potessero affrontare l’assedio di Mitilene. In quell’occasione lo stesso generale le affidò ai suoi uomini per tornare in Bitinia con la scusante di riscuotere denaro, ma restò con il re asiatico per molto tempo, tanto da far nascere pettegolezzi e il nomignolo di “Cesare, Regina della Bitinia”. Bisogna ricordare però che la bisessualità era un costume assolutamente diffuso nell’antica Roma.
Un’altra cattiveria fu nei riguardi del mondo dell’arte, precisamente di Michelangelo Buonarroti. Il grande pittore e scultore fu accusato di aver accoltellato un ragazzo per realizzare una scultura di un Cristo, per seguire con precisione l’anatomia dei muscoli di un cadavere. A diffondere la menzogna furono altri artisti invidiosi del suo successo. Probabilmente, per quanto avesse un carattere indubbiamente difficile, come tutti all’epoca ebbe la possibilità di studiare l’anatomia di corpi di persone già decedute, una pratica peraltro abbastanza comune tra gli artisti rinascimentali.
E che dire di Leonardo da Vinci, che compare tra le carte di un processo per sodomia che lo vide tra gli imputati, insieme ad altri allievi della bottega del Verrocchio, nel 1476. La vittima dell’abuso sarebbe stato un apprendista orafo di 17 anni di nome Jacopo Satarelli. Questa denuncia che decadde dopo breve tempo, costò all’artista e scienziato una breve incarcerazione.
Nel 1491 Ludovico il Moro si unì in matrimonio a Beatrice d’Este, che aveva 16 anni, promessagli già dall’età di 5. Dal matrimonio nacquero due figli, ma pare che prima di consumare con la moglie, il duca di Milano si fosse divertito e che spese innumerevoli somme di denaro per l’amante, la bella Cecilia Gallerani, che secondo molti storici fu raffigurata da Leonardo da Vinci, quasi sicuramente nel dipinto La dama con l’ermellino.
Nel pieno del ‘500, Eric XIV, principe di Svezia che ebbe problemi di instabilità mentale, si propose come sposo alla regina vergine, ovvero Elisabetta I d’Inghilterra. Questa proposta di matrimonio però lo portò in tensione con il padre per ragioni politiche, e quindi dovette abbandonare il progetto, a questo punto incominciò a chiedere la mano ad una serie di altre sovrane come Maria di Scozia, Renata di Lorena, Anna di Sassonia e Cristina d’Assia.
Invece di Casanova pochi sanno che era figlio illegittimo. Il celebre donnaiolo e spia di Venezia, che visse tra il 1725 e il 1798, non sarebbe stato figlio dell’attore Gaetano Casanova, ma dell’autorevole Michele Grimani, nobile rampollo di una delle più potenti famiglie veneziane. Infatti costui ebbe una relazione con Giovanna, detta Zanetta, Farussi o Farusso che era la madre di Giacomo, la quale confermò le voci che circolavano in proposito. Non a caso, visto che la madre e il ‘padre putativo’ Gaetano erano presi da impegni teatrali fu scelto un tutore e questi fu l’abate Alvise, fratello di Michele Grimani (il cosiddetto padre).
Ufo Foscolo, non fu solo uno dei grandi poeti a cavallo tra la fine del ’700 e l’inizio dell’800, ma anche un conoscitore ed esperto di sifilide. Lui stesso probabilmente l’ebbe e ne cantò le odi con un’opera, intitolata “All’amica risanata”. Questo canto fu scritto nel 1802 e dedicato alla contessa milanese Antonietta Fagnani, con cui ebbe una relazione dopo averla conosciuta alla Scala di Milano. In verità, da alcune lettere del poeta collegandole alla stessa opera si intuisce che tra i due, oltre alla passione ci si rinfacciava del contagio. Da chi l’aveva presa? Questo non si è mai saputo, certo che la donna era sposata con il marchese Marco Arese Lucini, che anch’egli aveva dei costumi sessuali piuttosto liberi) e che, le malattie veneree avrebbero accompagnato la donna fino alla fine dei suoi giorni. Questo non le impedì di intrattenere molte relazioni, oltre a quella con Foscolo e naturalmente, quella col marito.
Una delle notizie che più ha fatto scalpore nella storia fu quella che mette in dubbio sulla paternità di Vittorio Emanuele II (1820-1878), primo re d’Italia, che sarebbe stato amante dello statista Massimo D’Azeglio. Quando nacque il figlio Emanuele, suo successore, girò questa ingiuria mossa dallo statista. Si vociferava che una nutrice fece distrattamente rovesciare una candela sulla culla, provocando un incendio che uccise il bambino, e la donna stessa. La tragedia si svolse a Palazzo Pitti, mentre i neogenitori Maria Teresa d’Asburgo-Toscana e Carlo Alberto di Savoia-Carignano erano ospiti del Granduca di Toscana. Per garantire una discendenza al trono si sarebbe quindi sostituito il neonato morto con il figlio di una coppia di macellai che abitavano lì vicino.
La più famosa tra le notizie di gossip, veritiera o meno, fu che Salieri uccise Mozart per invidia. Quella della presunta rivalità tra i due compositori fu una voce infondata, ma comunque ebbe seguito dopo la morte del grande compositore austriaco. In verità, la maldicenza fu messa in giro dalla vedova, l’ambiziosa, Constanze Weber, che raccontò che lo stesso Mozart credeva di essere stato avvelenato con l’acqua Tofana. Vero o meno sta che il poeta russo Aleksandr Sergeevič Puškin credette a queste voci, e nel 1830 scrisse un breve dramma in versi, “Mozart e Salieri”, precedentemente intitolato Invidia che ripropone l’omicidio. Sicuramente come si è detto è che se Salieri non ha ucciso Mozart, di sicuro Puškin ha ucciso Salieri.
Ancora nel mondo della musica, le maldicenze non si risparmiano, un’altra cattiveria fu diffusa da Richard Wagner nei confronti di Johannes Brahms, compositore e direttore d’orchestra suo contemporaneo. Il primo faceva girare la voce che le sinfonie del rivale fossero ispirate dai miagolii dei gatti che egli stesso, con sadico gusto uccideva, per poi copiarne i rantoli. Tant’è vero che il musicista teneva un taccuino con i suoni emessi negli ultimi istanti di vita dai poveri felini.