Il duemilaventi dei cinefili o forse, vista la crescente mole produttiva, sarebbe più opportuno coniare “seriefili”, si apre con il lancio di un nuovo ed intrigante prodotto di casa Netflix “Messiah”, per la regia di Micheal Petroni, già sceneggiatore dei film “Storia di una ladra di libri” e “Il Rito”, e diretta dal regista di “V per Vendetta” James McTeigue, con protagonisti Michelle Monaghan e Mehdi Dehbi.
Ambientato ai giorni d’oggi, in un Medio Oriente sempre più abbrancato dallo spettro dell’ ISIS, lo show del servizio streaming statunitense pone da subito un quesito: come reagirebbe il mondo d’oggi, contaminato dai social network ed una viralità inarrestabile, davanti al verificarsi di un secondo Avvento? Quali sarebbero le implicazioni socio-politiche che si solleverebbero alla comparsa improvvisa di un nuovo profeta?
Sono questi i presupposti che dettano lo storytelling dei dieci episodi di questa prima stagione.
Palese fin da subito, l’aspetto maggiormente interessante di questo prodotto appare essere l’intento degli sceneggiatori di porre come elemento di centralità una riflessione sulla condizione umana ed il dubbio dicotomico che da sempre l’attanaglia: l’eterno conflitto tra Fede e Ragione, tra Credenza e Cinismo, tra Religione e Politica, e la consequenziale e spasmodica ricerca di una verità assoluta.
Al di là della narrazione delle vicende e dello sviluppo dei personaggi discutibile, nella forma e nella sostanza, questa prima stagione appare essere l’incipit di un progetto più lungimirante, conclusosi, al momento, con risposte parziali a domande ampiamente ancora aperte. Messiah si presente quindi come un prodotto interessante ed originale (per chi magari non ha ancora avuto modo di vedere The Young Pope, di Paolo Sorrentino) proponendo uno spunto di riflessione sul mondo odierno rivolgendo però, paradossalmente, uno sguardo al passato, e che ci si augura possa trovare maggiore sviluppo ed approfondimento in una seconda stagione.