Tra i tanti i misteri che ancora aleggiano intorno all’origine del genere umano, sicuramente va annoverato il ritrovamento di scheletri giganti.
Uno dei più significativi riguarda i 18 scheletri del Wisconsin. Era il maggio del 1912 quando un team di archeologi del Beloit College rinvenne durante uno scavo presso il Lago Delavan nel Wisconsin, oltre 200 tumuli con effige, che attribuirono alla cultura Woodland, ovvero una cultura preistorica americana che si crede risalga al I millennio a.C.. Non fu però tale ritrovamento a stupire i ricercatori, quanto la scoperta di 18 scheletri con fattezze umane dalle dimensioni enormi e con i crani allungati, che rivoluzionavano completamente quanto studiato dai libri di testo in merito all’evoluzione dell’uomo. La notizia immediatamente venne riportata dal New York Time:
“La scoperta di alcuni scheletri umani durante lo scavo di una collina presso il Lago Delevan indica che una razza finora sconosciuta di uomini una volta abitava il Wisconsin Meridionale. […]. Le teste, presumibilmente di uomini di sesso maschile, sono molto più grandi di quelle degli americani di oggi. Il cranio sembra tendere all’indietro immediatamente sopra le orbite degli occhi e le ossa nasali sporgono molto al di sopra degli zigomi. Le mascelle risultano essere lunghe e appuntite […].”
Immediatamente furono avanzate molte teorie che parlavano di giganti vissuti sul nostro pianeta, oppure di una specie proveniente da altri mondi. Ma la domanda ricorrente era perché queste scoperte non fossero state riportate negli archivi ufficiali e dunque mancavano nei libri di storia.
Quello nel Wisconsin non fu un caso isolato, ce ne furono tanti altri segnalati dai giornali e stranamente finiti nel dimenticatoio!
La prima notizia che si ha in merito a strani ritrovamenti risale addirittura al 1856, riportata in un articolo datato 21 novembre dello stesso New York Times:
“Un paio di giorni fa, alcuni operai hanno scoperto nel sottosuolo della vigna dello sceriffo Wickan, a East Wheeling, Ohio, uno scheletro umano. Alquanto rovinato, è stato difficile identificarlo dalla posizione delle ossa, che sembrano non avere la lunghezza del normale corpo umano nella sua posizione originale. Ciò che ha impressionato lo sceriffo e i lavoratori sono state le dimensioni dello scheletro, pari a circa undici feet (tre metri e trenta)! La sua mascella e i denti sono grandi quasi quanto quelle di un cavallo“.
Nel 1868, il 25 dicembre, è sempre il NYT a dare un’altra notizia di giganti ritrovati da alcuni operai della compagnia Sank Rapid Water Power impegnati nella costruzione di una diga per la creazione di energia idroelettrica lungo il fiume Mississippi. Durante i lavori, incastonato nella roccia di granito, gli uomini rinvennero i resti di uno scheletro umano di dimensioni gigantesche:
“La tomba era lunga circa sei metri, larga un metro e venti e profonda quasi un metro. I resti del gigantesco uomo sono completamente pietrificati. La testa enorme misura una circonferenza di 78 centimetri, ma con una fronte molto bassa e molto inclinata all’indietro. La statura complessiva del misterioso individuo è pari a circa tre metri e quaranta centimetri”.
L’8 settembre del 1871, il NYT riporta la notizia di altri scheletri giganti rinvenuti durante dei lavori di scavo a Petersburg, in Virginia:
“Gli operai impegnati nei lavori della ferrovia, si sono imbattuti in una sepoltura contenente gli scheletri di quelli che si pensano essere nativi americani di un’epoca remota e di una perduta e dimenticata razza umana. I corpi esaminati presentano una formazione molto strana e impressionante. […]. Il femore è molto più lungo di quello degli individui umani normali, tanto da far ipotizzare una statura di quasi tre metri”.
Il 10 agosto 1880, il NYT ribatte un articolo dell’Harrisburg Telegraph, nel quale si riporta lo stralcio di un verbale redatto il 24 maggio 1798 dal giudice Atlee a seguito di una strana scoperta:
“In compagnia del procuratore capo McKean, del giudice Bryan, del sig. Burd e di altri rispettabili signori, ci siamo recati nella proprietà del sig. Neese, dove ci è stato mostrato il luogo nei pressi della sua abitazione dove diversi anni fa furono rinvenuti due scheletri umani. Gli scheletri misurano circa tre metri e trenta”.
Il 25 maggio 1882, presso St. Paul, nel Minnesota, c’è un nuovo ritrovamento riportato dal NYT:
“Uno scheletro di dimensioni eroiche e dalla singolare forma è stato scoperto durante i lavori di scavo di una collina presso la Red River Valley. [….] Lo scheletro in questione era in perfetto stato di conservazione. L’uomo è stato identificato come “gigante”. Un’investigazione dello scavo e del suo contenuto è stato avviato dalla Historical Society”.
Il 20 dicembre 1897, il NYT riporta la prima scoperta di giganti avvenuta nel Winsconsin, nei pressi di Maple Creek. Vennero scoperte tre colline funerarie, una delle quali fu aperta rivelando lo scheletro di un uomo gigantesco. L’uomo era alto circa tre metri, ed in uno stato di conservazione perfetta.
L’11 febbraio 1902, viene riportata la notizia di una spedizione archeologica presso un sito del New Mexico, dove furono trovati alcuni scheletri umani giganteschi:
“Dopo la scoperta di resti di una razza di giganti a Guadalupe, New Mexico, gli archeologi si preparano per una spedizione nella regione […]. Luciana Quintana, la proprietaria del ranch nel quale sono collocate le antiche ossa, scoprì due pietre con delle curiose iscrizioni. Scavando al di sotto di esse, furono scoperte le ossa di scheletri appartenenti ad individui alti non meno di tre metri e sessanta […]. Quintana, la quale ha poi scoperto molti altri siti simili, crede che gli scheletri sepolti di una perduta razza di giganti siano migliaia. La supposizione si basa su una tradizione cominciata con le prime invasioni spagnole, secondo la quale un’antica razza di giganti un tempo remoto abitava la regione oggi nota come New Mexico orientale. Le leggende degli indiani d’America raccontano la stessa tradizione”.
Numerosi i giornali, oltre al New York Times, si occuparono dei giganti. Ne sono un esempio il Sun nel 1893, New Age Magazine nel 1913, Popular Scienze nel 1932, il San Antonio Express nel 1940.
James Vieira, un ricercatore indipendente, per quasi vent’anni, ha cercato di fare luce su questi misteriosi ritrovamenti scavando negli archivi del New York Times, dello Smithsonian Ethnology Reports, dell’American Antiquarian, e della Scientific American, scoprendo che buona parte di queste informazioni sono state tenute segrete.
Vieira, riuscì a rinvenire anche una foto negli archivi dello Smithsonian Ethnology Reports, scattata durante una lezione del prof. McGee, nella quale si vede uno scheletro gigante dalla statura di circa due metri e ottanta, poi venduto alla Smithsonian Institution per la cifra di 500$.
Lo scheletro apparterrebbe alla cosiddetta cultura dei Mounds Builders (letteralmente costruttori di tumuli), un’antica popolazione del Nord America vissuta circa 5 mila anni fa, in un periodo precedente alla storia dell’Antico Egitto e di tutte le sue dinastie. Secondo alcuni, la Smithsonian Institution acquistò lo scheletro con il preciso intento di sottrarlo alla conoscenza dell’opinione pubblica, al fine di conservare valida la Teoria dell’Evoluzione di Darwin.
Pare che gli scheletri giganti ritrovati non possano essere posti nella scala evolutiva dell’uomo perché rappresentano un’involuzione, ma non molti ricercatori sono concordi, fermo restando l’ingiustificato atto di eliminare dei reperti che potrebbero far luce su vari interrogativi del passato dell’uomo.
Dunque la domanda è: perché nascondere quegli scheletri invece di condividere informazioni e teorie? Secondo alcuni la segretezza sarebbe legata all’appartenenza NON UMANA degli scheletri.
Per ora il mistero permane, non ci resta che approfondire con le tecniche più moderne per appurare la verità!